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Le cronache parallele: Carlo Goldoni

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Torna oggi Cronache parallele a cura dei ragazzi del Nuovo Collegio della Missione di Cagliari, guidati dalla loro attenta e creativa professoressa Stefania Mancosu. Cronache parallele mette insieme due interviste riguardo uno stesso tema: una, impossibile, a un personaggio del passato, l’altra, reale, a un personaggio del nostro presente. Dopo la prima puntata dedicata a Galileo Galilei e al ricercatore Maurizio Augelli, e la seconda puntata dedicata al celebre giurista del ‘700 Cesare Beccaria e al magistrato Marco Cocco, per l’ultimo appuntamento dell’anno entriamo nel mondo del teatro con Carlo Goldoni. Non perdete la seconda puntata per scoprire chi dialogherà con lui nel presente.

Le cronache parallele sono un tentativo di raccontare la storia di alcuni degli uomini più importanti della nostra letteratura, che con la loro opera hanno segnato il passato e influenzato il nostro presente, mettendoli  a confronto con uomini che vivono e operano nel nostro presente. Spero che apprezziate il tentativo… buona lettura!

Eccoci di nuovo per l’ultima puntata di Cronache parallele, la rubrica che mette a confronto autori e personaggi del passato con autori e personaggi del presente.

Nella puntata di oggi parleremo di uno dei più grandi personaggi del teatro italiano e mondiale: Carlo Goldoni.

Goldoni nasce a Venezia nel 1707, dove trascorre i primi anni della sua infanzia. In seguito si trasferisce a Padova dove studia legge. Sin da giovanissimo manifesta un grande amore per il teatro che lo porta a fuggire dal collegio di Rimini. La svolta nella sua vita avviene nel 1734, quando è assunto  come poeta di compagnia da Giovanni Imer.  In questo periodo sperimenta i primi passi della sua futura riforma della commedia con il Momolo cortesan del 1738.

Le sue opere più importanti furono: La vedova scaltra, La famiglia dell’antiquario, La bottega del caffè e La locandiera

Carlo Goldoni: una vita per il teatro

Intervista a cura di Giaime Porcu e Daniele Versace

 

Buongiorno signor Goldoni e grazie per questa intervista unica!

Si figuri, dopotutto sono solo un autore teatrale

Un autore che ha fatto la storia del teatro. E anche un po’ pazzerello, data la precoce fuga dal collegio.

È stata una scelta di vita, in un certo senso una ribellione. I miei genitori rifiutavano il mio stile di vita e il mio amore per il teatro. Ho dovuto scegliere: o la famiglia o il teatro. Ho preferito la mia passione.

Parliamo di questa passione, lei è un grande regista e autore teatrale.

Più che passione, per me si tratta di  una battaglia verso il teatro, sentivo dentro di me il dovere di riformarlo. Non mi andava bene com’era strutturato.

In che cosa consiste questa riforma?

Per descrivere la mia riforma bisogna prima descrivere il teatro di quell’ epoca. Prima della mia riforma, le compagnie teatrali preferivano affidarsi all’ improvvisazione anziché lavorare su un testo vero e proprio. Io ho sentito l’esigenza di riformare il teatro, di renderlo meno volgare, più aderente alla società in cui vivevo, seguendo le idee illuministe. Innanzitutto resi possibili gli intrecci e i temi, adottai personaggi reali e quotidiani e operai una profonda revisione del linguaggio,  modificando l’intera struttura della commedia, partendo dalle basi del teatro.

Wow! Ha fatto un lavoro grandioso.

E altrettanto faticoso, soprattutto per la resistenza degli attori e del pubblico, che era abituato a vedere ogni sera uno spettacolo diverso.

Qual è stata la commedia della svolta?

Mah… Credo Momolo Corestan del 1738. Ma so con certezza che la mia commedia più conosciuta e più amata  è “ La Locandiera”

Però, una memoria di ferro!

Grazie! Mi sembra di avervi detto tutto.

Sì, anche per noi può bastare. Si prenda un po’ di meritato riposo.

Arrivederci!

Arrivederci e grazie ancora.

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