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Le cronache parallele: Galileo Galilei

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Comincia oggi una nuova avventura dei ragazzi del Nuovo Collegio della Missione di Cagliari, grazie alla loro super creativa professoressa Stefania Mancosu. Cronache parallele mette insieme due interviste riguardo uno stesso tema: una, impossibile, a un personaggio del passato, l’altra, reale, a un personaggio del nostro presente. Oggi si comincia con l’intervista impossibile a Galileo Galilei. L’intervista parallela la scopriremo insieme nella prossima puntata!

Le cronache parallele sono un tentativo di raccontare la storia di alcuni degli uomini più importanti della nostra letteratura, che con la loro opera hanno segnato il passato e influenzato il nostro presente, mettendoli  a confronto con uomini che vivono e operano nel nostro presente. Spero che apprezziate il tentativo… buona lettura!

 

La serie di interviste impossibili inizia con un illustre toscano, uomo il cui genio aprì un conflitto con la Chiesa destinato a segnare, successivamente il rapporto tra fede e ragione.

Uno studioso considerato il padre della scienza moderna: Galileo Galilei.

 Galileo nacque a Pisa nel 1564, dopo aver intrapreso gli studi di medicina la sua attenzione andò verso la matematica, la fisica e l’astronomia.

Insegnò matematica all’università di Pisa e successivamente a Padova, dove ottenne la cattedra grazie ai buoni rapporti che instaurò con la Repubblica di Venezia.

Autore di numerosi manoscritti, sostenne la superiorità scientifica della teoria eliocentrica di Copernico rispetto a quella geocentrica di Tolomeo.

Morì ad Arcetri, presso Firenze, nel 1642.

Intervista di Jaime Musso e Camilla Turnu

 Buongiorno, e grazie per quest’intervista alquanto esclusiva, oserei dire.

 Non c’è di ché… Mi è sempre piaciuto raccontare le storie, la mia poi…

Perfetto, partiamo proprio da qui: è soddisfatto di cosa è diventato grazie alle sue scoperte?

Be’ direi proprio di sì.

Le mie scoperte sono state importanti e innovative, anche se sono rimasto deluso dalla società del tempo e da quella che era la chiusura mentale verso il metodo scientifico.

Venni accusato ingiustamente. E senza sostegno mi ritrovai solo, remando controvento. Soffrivo molto ma non mi scoraggiavo mai, forte delle mie idee andavo sempre avanti.

E quindi, perché ha deciso di ritirare le sue tesi?

Eh, questa domanda me la pongono tutti. Mettetevi nei miei panni: cosa avreste fatto voi? Ero umiliato e non avevo scelta. Dovevo ritrattare le mie idee nonostante ci credessi ancora. Ero terrorizzato, non sapevo cosa fare. Mi minacciavano, ed io spaventato dalle torture ma soprattutto dalla morte, decisi di mentire, ritirando le mie tesi.

Continuiamo parlando delle sue invenzioni… Iniziamo dal 1581, quando fece la sua prima vera scoperta: la legge dell’isocronismo del moto pendolare.Ci può ricordare in cosa consiste e come l’ha scoperta?

Certamente. 

Mi accorsi che la durata di ogni oscillazione di un pendolo semplice è indipendente dall’ampiezza dell’oscillazione, purché l’ampiezza sia piccola, ossia in pratica finché l’angolo massimo… Semplificando: la gravità agisce sulla massa appesa al filo richiamandola verso la posizione verticale di quest’ultimo. Quindi tutte le oscillazioni hanno la stessa durata.

E questa, modestamente, fondamentale scoperta, l’ho fatta semplicemente guardando oscillare un lampadario nel Duomo di Pisa.

Wow, davvero stupefacente.

Insomma, aveva ragione Copernico, cioè lei?

Beh, direi proprio di sì. Oggi nessuno si azzarderebbe a confutare la teoria eliocentrica. Magari se fossi vissuto almeno un paio di secoli dopo avrei avuto meno problemi.

Lei è ricordato per aver sostenuto la teoria eliocentrica, che però fu elaborata da Copernico; e allo stesso modo la si cita come l’inventore del cannocchiale, ma l’uso delle lenti era già diffuso in Europa sin dal medioevo; mi scusi l’impertinenza, ma quali sono i suoi meriti?

Le dirò, mio caro scettico, che sebbene sia stato Copernico ad aver avuto la prima intuizione, egli non riuscì, a differenza mia, a dimostrarne scientificamente la validità, neppure in parte; inoltre commise vari altri errori come quello di considerare l’universo un sistema chiuso con le stelle incastonate ad un’enorme volta celeste.

Per quanto riguarda il cannocchiale, è vero che le lenti esistevano già, ma io riuscii a portare questo strumento ad un livello di potenza mai raggiunto prima e quindi a poterlo utilizzare sistematicamente per gli studi di astronomia.

Penso che lei ritenga che la scienza sia in contrasto con la fede, dato la distinzione che fece fra queste due grandi verità! Ci può spiegare meglio? 

Certamente:

La verità di fede non ha bisogno di essere dimostrata e, per credervi, basta la sua “presenza”.

Per la seconda, la verità di scienza, occorrono dimostrazioni ed è una verità relativa, non assoluta come la prima, e fu così che inventai il metodo sperimentale.

Riguardo al rapporto tra esse poi, come ebbi modo di dire, compito delle sacre scritture è di insegnare come si vada al cielo, e non come vada il cielo.

Detto ciò, nel 1610 puntai  per la prima volta il cannocchiale verso il cielo, scoprendo così le macchie solari, le irregolarità sulla superficie della luna (e così dimostrando che essa non era di cristallo) e l’eliocentrismo.  

Gli uomini ottusi del mio tempo si rifiutarono di guardare nel cannocchiale, e mi costrinsero ad abiurare; commettendo così, un grande errore.

Nel 1992 il Papa ha ritirato la condanna nei suoi confronti.

Giusto 350 anni dopo la mia morte, ci hanno messo un po’ a darmi ragione…

Delle opere che ha scritto, qual è la sua preferita?

Senza dubbio il Dialogo sui massimi sistemi, ci ho messo così tanto impegno per nasconderci dentro ciò che pensavo, purtroppo non è servito a molto, mi hanno condannato ugualmente.

Per quale motivo ha scritto le sue opere in volgare fiorentino, differentemente dai suoi predecessori?

Semplice, ho sempre pensato che ognuno avesse il diritto di sapere, scrivendo in volgare i miei testi davo a tutti la possibilità di capirli. Rendendoli così partecipi al cambiamento che il mondo stava per affrontare.

Parliamo del presente, come giudica la scienza di oggi?

Sicuramente più libera rispetto ai miei tempi, anche se non mancano forme di prevaricazione magari meno visibili ma altrettanto pericolose.

Ad esempio?

Ai miei tempi la ricerca scientifica non era particolarmente costosa, oggi invece essa dipende in gran parte dalla possibilità che gli scienziati hanno di poter accedere alle risorse necessarie, e questo può non renderli sempre liberi e indipendenti. Anche se non possiamo negare che negli ultimi decenni la ricerca abbia fatto passi da gigante.

Se potesse vedere cosa é diventato il mondo oggi, potrebbe osservare come siamo riusciti a portare avanti le sue scoperte e con esse il metodo scientifico.

Non esageri, da soli non potremmo cambiare il mondo. Però si puó iniziare, per poi essere fonte d’ispirazione per coloro che verranno; come nel mio caso.

Infatti se c’è una cosa che mi rende felice è sapere di essere stato utile.

Quindi gli scienziati di oggi dovrebbero esserle grati?

Credo di sì, lo spero, in fondo se mi hanno intitolato tante via e piazze qualcosa di buono dovrò pure averla combinata.

Un’ultima domanda maestro: se potesse, scenderebbe di nuovo sulla terra?

Fossi matto.

Disegno di copertina: Gabriele Secci

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