Il cambiamento climatico, edito dalla piccola e coraggiosa casa editrice Quinto Quarto, non è un semplice saggio per ragazzi sulle conseguenze dell’inquinamento. È qualcosa di più: è un racconto illustrato che porta alla luce le connessioni strettissime tra le scelte dell’uomo e le vite individuali e collettive, con un’evidenza che difficilmente ho trovato in altri testi divulgativi. Dai gas serra ai popoli indigeni, alle donne, alle guerre e ai conflitti: tutto è coinvolto in un unico processo vitale.
Cambiamento climatico: cambiamento umano
È sicuramente complice della sua forza persuasiva l’impostazione scientifica del testo, ma che da sola non basterebbe a farci dire che per far fronte al cambiamento climatico ci vuole un cambiamento umano: dobbiamo diventare pionieri di un’epoca di affermazione di nuovi diritti, quelli della cultura della Terra a cui tutti apparteniamo.
Le tre autrici, Yayo Herrero, antropologa e ingegnere agronomo, María González, biologa e scrittrice di racconti per l’infanzia, e Berta Páramo, architetta e illustratrice per l’infanzia, con un linguaggio semplice, con la bellezza pulita delle illustrazione a tutta pagina, riescono a coinvolgerci in un senso di appartenenza che ci fa sentire parte attiva di un cambiamento possibile.
Dai combustibili fossili… ai popoli, alle donne, a tutti noi
Siamo tutti connessi, siamo tutti ecosistemi all’interno del sistema Terra che ci abbraccia: siamo eco-dipendenti.
Siamo terra, siamo acqua. Siamo Foreste: una donna pianta un seme. Il seme germoglia in un bimbo di foglie (o in un albero che ha la forma di un bambino). Il bambino diventa un uomo di foglie in cammino. L’uomo camminando brucia. L’uomo-albero piano piano sparisce, sotto i colpi d’ascia di un altro uomo. Questo ci dicono le illustrazioni: noi abbattiamo noi stessi.
In ogni disegno il gesto di qualcuno determina la storia di altri: un padre spinge il piccolo figlio su una rotaia in salita, ma quando quel figlio ormai grande è giunto in alto e guarda oltre di sé, vede solo il vuoto di una discesa da montagne russe.
Ci sono, però, i dati: essi evitano che il discorso resti sulla superficie di una reazione emotiva; un rischio, quando si semplifica l’argomento per i ragazzi, ma anche per noi adulti:
lo sapete che “la temperatura globale è salita di quasi 1° tra il 1880 e il 2018, e che, per evitare catastrofi, non dovrebbe salire più di 1,5°”?
E sapete che “L’80% della superficie della Spagna rischia di trasformarsi in un deserto nel corso di questo secolo”?
E che esiste un “debito ecologico” dei Paesi ricchi nei confronti di quelli poveri, “per il differente uso che hanno fatto delle materie prime e per la diversa responsabilità che hanno avuto nell’inquinamento e nei problemi ambientali del pianeta”?
E che le donne Chipko dell’Himalaya sono divenute famose, negli anni Settanta, per la loro protesta pacifica? Hanno abbracciato gli alberi della loro foresta, per impedire a una multinazionale di abbatterli.
Ma sapete che esistono anche “città di transizione”? È un movimento urbano che riunisce persone impegnate in uno stile di vita eco-sostenibile.
La fine della storia non è inevitabile, non è già scritta dai nostri errori: è anche questo che rende Il cambiamento climatico meritevole di essere letto nella scuola del primo ciclo.
Una nuova Costituzione per una nuova Cittadinanza
Alla fine del volume ci sono quattro capitoli preziosi: Cosa dobbiamo fare noi, Cosa devono fare i governi, False soluzioni e Cultura della Terra.
Sono proposte per chi è convinto che non ci si deve fermare a narrare cosa succede e perché succede.
Per chi crede in uno sguardo nuovo sul futuro.
Per chi sente che è tempo di una nuova Costituzione per nuovi diritti: è tempo di una nuova idea di cittadinanza.
Questa idea scorre, nascosta sottoterra dai tempi carsici della pandemia. Già esiste, nei sogni delle donne del Sud del mondo, che prendono in mano la storia della loro terra e del loro popolo; già esiste, nei volti di una nuova generazione nel Nord del mondo, che protesta e che crede nell’eterna “Cultura della Terra”.