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Un pò di fresco per Zia Amaranta

Quanto caldo Zia Amaranta sente! Ma una lettera ricevuta in inverno le viene in mente. La legge senza indugiare e un pò di fresco le sembra regalare.
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Zia Amaranta ha tanto caldo,

soffre anche il cane Poldo.

Per prendere fresco vanno in giardino

fin dalle prime ore del mattino,

ma dopo pranzo difficile si fa la situazione

ed è dura trovare la soluzione.

Tra un bicchiere di limonata fresca

e un altro di the alla pesca

alla Zia d’improvviso una letterina viene in mente,

era arrivata quando il freddo tra le ossa si sente.

La ritrova dopo tanto cercare

la Zia non è ordinata… non c’è niente da fare!

Stringendo la missiva nella mano

al dondolo del portico si accosta piano.

Si accomoda e, mentre legge, inizia a dondolare

ciò che c’è scritto un po’ di refrigerio le sembra regalare.

Se state boccheggiando e sentite un caldo insopportabile

che queste parole vi regalino un po’ di fresco è molto probabile.

 

Carissima Zia Amaranta BRRR fa tanto freddo qui!

Faccio quasi fatica a scrivere con le mani fasciate dai guanti, ma se non li mettessi mi si gelerebbero le dita!

Mi chiamo Kipanik e sono un eschimese inuit, io e la mia famiglia viviamo nell’Alaska settentrionale.

Qui abbiamo la neve da ottobre a maggio, ma anche quando è estate non fa mai tanto caldo, non riesco ad immaginare cosa si provi a vivere in un paese dove la temperatura è alta, mi sembra strano che ci siano posti dove le persone possono andare in giro con i pantaloni corti e le magliette a maniche corte o addirittura fare il bagno in una piscina all’aperto con l’acqua che non si ghiaccia!

A scuola studio sia l’inglese che la mia lingua tradizionale: l’inuktituk, ma le ore che preferisco di più sono quelle di geografia perché mi diverto a pianificare il giro del mondo che vorrò fare da grande.

Tanti anni fa la mia gente viveva negli igloo, capanne fatte con mattoni di ghiaccio, ora invece la maggior parte di noi abita in confortevoli case di legno ben riscaldate. Una volta ci cibavamo di quello che riuscivamo a cacciare. Degli animali che catturavamo non si buttava via nulla. Oltre alla carne per nutrirci, ad esempio, le pelli di renna o caribù venivano usate dalla nostre donne inuite per realizzare gli indumenti più adatti per coprirci da capo a piedi. Mia nonna racconta che ha imparato a cucire fin da piccola ed è diventata così brava che nessuno era in grado di confezionare gli indumenti con dei punti così stretti da non lasciar passare neanche un filo di gelo. Ora invece ci riforniamo di tutto in grandi supermercati che sono sempre molto forniti. Insomma non ci manca nulla per poter vivere bene … solo un po’ di caldo!

Se mi pensate un po’,  però, sento già un po’ più di caldo!

Un caloroso abbraccio. Kipanik

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