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Sulle tracce degli antenati

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Telmo Pievani, Sulle tracce degli antenati, Editoriale Scienza

Quando si comincia a studiare la Storia durante la scuola primaria, si parte sempre da riflessioni sul tempo, dall’esperienza dei bambini, quindi il tempo della propria vita, il tempo della scuola, il tempo che comprende la generazione dei genitori e magari quella dei nonni, mettendo così a confronto il passato più vicino (e facilmente documentabile) con il presente.

Poi, andando avanti nello studio e negli anni, si fa un grande salto indietro nella Storia, perché per arrivare ai giorni nostri si parte da lì, da prima della Storia, dalla Preistoria, dalla formazione della Terra e dalle prime tracce dell’uomo primitivo. L’uomo? Già qui devo fermarmi a correggermi, gli uomini.

Devo ammettere che, leggendo Sulle tracce degli antenati, ne ho conosciuti molti di cui ignoravo l’esistenza.

Tra Homo habilis, Homo erectus, Homo sapiens, Uomo di Neanderthal, Uomo di Cro-Magnon e la scoperta dell’australopiteco Lucy, pensavo di avere le idee abbastanza chiare sulle origini dell’evoluzione umana, invece tantissimo ancora c’era da sapere (e certamente molto ancora da scoprire). Fermandosi a riflettere su tutto ciò, viene il capogiro perché si tratta di andare indietro di milioni di anni, in un passato così lontano che sembra difficile anche solo da immaginare.

Attraverso i fossili, i paleoantropologi possono capire moltissimo, anche solo da un osso o da un dente. Ora poi, grazie alle analisi genetiche, è possibile ottenere nuove informazioni o con il computer si possono ricostruire le parti mancanti di un cranio, di una gamba così come la probabile andatura di un ominine. Ma come sarebbe trovarsi faccia a faccia con uno (o più) dei nostri più antichi antenati?

Per evitare di avere un capogiro, andando così indietro nel tempo, bisogna fare come il giovane Luca che, incoraggiato dal nonno, a soli nove anni, con un taccuino in mano e tanta curiosità, intraprende un lungo viaggio nel tempo, alla ricerca dell’antenato comune a tutti gli uomini.

Il viaggio comincia circa 50 000 anni fa, dal nostro cugino più prossimo, tra i più noti e, comunque, più misteriosi: l’Uomo di Neandertal.

Da qui, con balzi più o meno grandi, Luca si sposta nel tempo, seguendo anche le indicazioni che riceve man mano durante la sua indagine.

Dall’uomo di Denisova, (prima specie riconosciuta grazie al Dna anziché attraverso i fossili) ai piccoli uomini di Flores, che avevano sviluppato il nanismo insulare, dalle corse dell’Homo ergaster alla celebre Lucy, l’australopiteco capace di camminare come noi… per giungere all’antenato comune dobbiamo spostarci in Africa, circa 6 milioni di anni fa, per conoscere un primate di cui sappiamo molto poco, la cui esistenza è stata ricostruita tramite la genetica: il suo nome è Panomo ed è l’ultimo antenato comune tra uomini e scimpanzé. Questi ultimi, in fondo, non sono poi così diversi da noi, se si pensa che il genoma di uno scimpanzé di oggi e di un essere umano sono identici per il 98,4%! Piccola è quindi la percentuale in cui si concentrano tutte le differenze e certamente il nostro segreto nell’evoluzione è stato, oltre al bipedismo, l’aver rallentato lo sviluppo e la capacità di adattarsi a diversi habitat.

Luca procede da un antenato all’altro, con vere e proprio interviste che gli permettono di sciogliere i suoi (e nostri) dubbi e di approfondire per ogni intervistato le caratteristiche principali, la dieta, i luoghi di nascita e migrazione, la storia dei ritrovamenti, dai più ai meno noti.

Ciò che alla fine del viaggio è chiaro al giovane esploratore, così come al giovane lettore, è il valore della diversità, raccontato dai nostri cugini e antenati, così come l’appartenenza a una comune e grande famiglia.

Come sottolinea l’autore in chiusura:

Abbiamo sempre modificato il modo attorno noi per poterci vivere e continueremo a farlo. Oggi però possediamo mezzi assai più potenti, che non sempre usiamo in modo responsabile. Continuare a rovinare gli ecosistemi e farci la guerra con armi sempre più devastanti sarebbe proprio un triste paradosso per una specie che si è autodefinita “sapiens”.

10 saranno gli incontri di Luca, per ogni antenato, dopo una doppia pagina introduttiva (con informazioni generali, comprese quelle sui ritrovamenti e datazioni), una doppia pagina illustrata (Identikit) riassume le caratteristiche principali di ogni specie. Segue la vera e propria intervista di Luca, caratterizzata da un tono colloquiale e divertente ma comunque sempre accurata dal punto di vista scientifico. All’interno delle interviste, piccoli box di approfondimento permettono di avere le idee più chiare su alcuni argomenti e, per tirare le fila, in fondo al libro Il grande cespuglio dell’evoluzione umane ci permette di avere davanti agli occhi l’albero dell’evoluzione appena scoperto, una mappa illustrata segnala i luoghi dei vari ritrovamenti e un Glossario finale chiarisce alcuni termini che potrebbero esser stati di più difficile comprensione.

Se la lettura del libro di Telmo Pievani vi appassionerà (come crediamo), vi consigliamo di seguire il sito di cui l’autore è direttore, Pikaia, il portale italiano dell’evoluzione o la lettura di un libro, sempre di Pievani, pieno di domande e curiosità sull’evoluzione: Perché siamo parenti delle galline?

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