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Il sentiero

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Portami via da qui

fuori da questa stanza

con le tue mani piccole e gli occhi

fuori da queste mure.

Portami via da qui

se sei sicura così

della tua voce.

Quando penso a Gianmaria Testa mi risuonano in mente i versi di questa sua canzone e penso alla sua, di voce, una voce accogliente e calda, da cui farebbe piacere farsi raccontare tutto, dalla storia del mondo alla storia di una conchiglia, una voce che sembra conoscere dove nascono le onde del mare e dove vanno a finire. Ascoltando e amando la sua voce, è naturale immaginarla recitare le tre storie in rima che compongono il Sentiero e altre filastrocche, pubblicato da Gallucci con i disegni di Valerio Berruti.

Le prime due filastrocche del libro, Il sentiero e Le parole straparlate, guardano il mondo dalla parte dei bambini, è loro il sentiero, così stretto da non poter essere percorso dai grandi, è loro la lingua, prima che venga bistrattata così tanto dagli adulti da portare le parole del vocabolario a ribellarsi. Non sanno dove li porterà il sentiero, la lingua la apprendono giorno per giorno, netta è la distanza dal mondo degli adulti che tutto vorrebbero controllare e possedere, con arroganza, spesso senza saper usare le parole (e qui mi viene in aiuto una sempre valida citazione morettiana “chi parla male, pensa male”). Il mondo e la speranza sono da riporre in loro, nella strada che seguono senza timore e da cui siamo esclusi (o, forse, ci siamo esclusi).

Poi, a chiudere l’albo, Ventimila leghe in fondo al mare, testo di una canzone già pubblicata (con CD, sempre con Gallucci), racconta il giorno in cui i mari vollero separarsi: prima il Capo di Buona Speranza, poi Panama e Suez… pian piano tutti i canali rimangono chiusi, niente più scambi di acque e di pesci tra i mari, anche l’idrogeno alla fine vuole separarsi dall’ossigeno. Separazione dopo separazione, il risultato non può essere altro che un immenso deserto.

Anche qui la voce, che in rima e assonanze parla ai bambini, guarda di sottecchi gli adulti. Il messaggio è per tutti, per non essere costruttori di deserti, è un messaggio di accoglienza.

Ad accompagnare il testo, i disegni dell’artista Valerio Berruti si distinguono per originalità e fascino. Con poche linee tracciano le figure, pochissime pennellate diventano un ruvido sfondo, il muro di una stanza o di una casa, un pezzo di asfalto su cui pedalare, una maglietta o un corpo. Berruti dà forma a dei bambini su un supporto diverso per ogni filastrocca: mappe per Il sentiero, pagine di vocabolario per Le parole straparlate e carte nautiche per Ventimila leghe in fondo al mare.

Berruti da Alba e Testa da Cuneo, i due condividono una vicinanza geografica che non è nascosta nelle mappe de Il sentiero che ci riportano nelle  Langhe. Due artisti vicini e legati che comunicano con mezzi diversi ma con lo stesso sguardo poetico e libero sull’infanzia.

 

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