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Una rapina tutta da ridere, il racconto di Elio e Michela

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Siamo arrivati a maggio, kids! L’estate è sempre più vicina, e nel frattempo, fortunatamente, il lunedì continua a farci compagnia la rubrica Scrivere mi piace, a cura degli alunni del Nuovo Collegio della Missione di Cagliari. Il racconto di oggi è di Elio e Michela ed è , come ci annuncia lo stesso titolo, tutto da ridere! Buona lettura, quindi, e buona settimana!

Una rapina tutta da ridere

Elio Builachi e Michela Contu, Iª E

Guardando dalla finestra Tanino vide i suoi scagnozzi correre e rientrare nel covo.

− Su ragazzi quali sono le novità?− disse il vecchio boss

− Il giornale capo − risposero in coro i balordi – La festa di Capodanno di Ginevra si terrà nella banca centrale. Che ne dici capo di festeggiare in Svizzera?

− Si! Facciamo un dolce e scoppiettante Capodanno in banca − rispose Tanino ridendo.

− Con il botto capo? − chiese il più basso dei suoi scagnozzi.

− Certo imbecille! − Tanino guardò i suoi uomini, uno più brutto dell’altro:

il Moro era alto magro con i capelli neri e unti, il Basso era una specie di pesce palla senza capelli, Sorriso non aveva denti, li aveva persi tutti per aver mangiato troppi dolci. Quella era la sua banda, una grande banda, pensò.

Intanto in Spagna, più precisamente a Barcellona, Jorge il capo del clan dei Catalani, guardava un servizio al telegiornale che parlava della festa di Capodanno che si sarebbe svolta nella banca centrale svizzera a Ginevra. L’occasione era troppo ghiotta, sarebbe stata la rapina del secolo. Aveva anche il piano, mentre imperversava la festa, i suoi uomini avrebbero messo k.o. le guardie e fatto saltare la cassaforte, nessuno avrebbe sentito niente, i botti avrebbero coperto lo scoppio della bomba.

A Pechino il vecchio Shimi, capo del Drago Rosso, la banda più potente di tutta la Cina, ascoltava la radio, la notizia della festa di Capodanno nella banca centrale svizzera era arrivata anche nel lontano oriente. L’occasione era troppo ghiotta, avrebbe mandato uno dei suoi uomini in incognito come esperto dei fuochi d’artificio, così avrebbe potuto organizzare la rapina dall’interno.

La notte del 31 dicembre tutti gli uomini più importanti del mondo si ritrovarono a Ginevra per la grande festa; davanti all’ingresso della banca il tappetto rosso accoglieva gli invitati, sul retro i nostri boss e i loro uomini si ritrovarono per la loro “festa”, nessuno aveva previsto la presenza dell’altro. Cominciarono a litigare: 

− Ecco qui il boss delle torte – disse Shimi a Tanino. 

− E che ne dici del boss delle cerimonie − rispose Tanino rivolgendosi al capo banda spagnolo.

− Ehm- cercò di rispondere lo spagnolo, che era conosciuto per la sua scarsa intelligenza.

Nel frattempo anche i loro uomini cominciarono a litigare e dalle parole ben presto passarono alle botte; e dalle botte ai botti. Così attirarono le guardie di sicurezza che gli arrestarono e li portarono in carcere.

− Che bel Capodanno − esordì il cinese

− Beh- rispose l’italiano − almeno non siamo soli.

− E ora cosa facciamo? − chiese lo spagnolo

− Scriviamo una canzone − disse Tanino

Scrissero la canzone e la cantarono tutta la notte.

La mafia non ha ragione e ti fa andare in prigione

È tutta colpa della presunzione

che ci ha fatto buttare dal balcone un trilione…

Il crimine non paga, ma non c’è ricchezza più grande dell’amicizia, anche quella nata in prigione.

[La foto di copertina è tratta da pixabay con  licenza Creative Commons]

 

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