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Un gioco leggendario, il racconto di Matteo e Ruben

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Buon lunedì, kids! Cominciamo la nuova settimana con gli alunni del Nuovo Collegio della Missione di Cagliari e la rubrica da loro curata “Scrivere mi piace”. Oggi Matteo e Ruben ci raccontano di come è nata la loro passione per il gioco del calcio. 

Un gioco leggendario

di Matteo Castigliego e Ruben Teoldi, IªE

Ruben ed io, Matteo, sin da piccoli sentivamo i nostri genitori parlare di Totti, Buffon, Del Piero come dei grandi calciatori che avevano vinto con la nazionale la coppa del mondo nel 2006, non conoscevamo i nomi di questi grandi campioni, ci sembravano, dai racconti dei nostri padri dei super eroi che avevano salvato l’Italia da chissà quale catastrofe. I loro racconti erano così affascinanti, ma le loro risposte così evasive, che Ruben mi propose di andare da suo nonno,  lui ci avrebbe dato tutte le risposte. Mi ricordo ancora seduti nel suo laboratorio, quando incominciò a illustrare questo bellissimo sport, che ora amo moltissimo. Ci spiegò che in questa disciplina sportiva si gioca undici contro undici; le moltissime regole da rispettare, che c’è un arbitro che ha il compito di controllare che tali regole siano rispettate, e ci fece anche qualche esempio; se un giocatore anziché colpire la palla tira un calcione al suo avversario quello è un fallo che prevede una punizione, cioè si dà un vantaggio alla squadra avversaria. In realtà quello che ci raccontò fu il piacere che sta dietro questo sport, ci rivelò del divertimento che si ha quando dai un calcio ad un pallone insieme ai tuoi amici, e quanti ragazzi puoi conoscere, persone diverse da te, ma con cui puoi condividere la stessa passione per questo bellissimo gioco, che non è solo divertimento, ma anche un modo per imparare a vivere seguendo le regole, rispettando gli altri, imparando a vincere e a perdere; imparare che solo l’impegno ti può far diventare come quei campioni di cui ci parlavano i nostri padri. Da allora sono passati alcuni anni. Ora abbiamo una squadra preferita la Juventus, che seguiamo sempre alla TV,  ma simpatizziamo anche per la squadra della nostra città il Cagliari. Non andiamo spesso alla stadio perché i nostri genitori dicono che non è un posto sicuro, per le persone violente che non rispettano le regole dello sport. Ma niente è come giocare nel campetto della scuola,  dopo la fine delle lezioni, noi con i nostri compagni, l’allegria per un tiro sbagliato o per un goal fatto.

[La foto di copertina è tratta da Wikipedia con licenza Creative Commons]

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