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“Strisce e macchie” di Dahlov Ipcar

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Sembra quasi di trovarsi davanti a una immagine con il suo riflesso nello specchio, nella copertina di Strisce e macchie (Orecchio Acerbo), ma basta osservare con un po’ di attenzione in più per notare che, uno di fronte all’altro, si fronteggiano un tigrotto e un leopardo. Cambia la posizione della coda, quella delle zampe, ma – soprattutto – dove sopra ci sono le strisce, sotto ci sono le macchie. Ciò che non cambia invece è lo stesso atteggiamento, giocoso e di vicinanza che unisce i due protagonisti di questo albo con i suoi colori essenziali (dominano giallo, verde, nero e bianco) e dalla natura così viva da sembrar quasi fuoriuscire dalle pagine (basti solo dare una occhiata ai risguardi).

Un tigrotto e un giovane leopardo sono i protagonisti di una storia che comincia nel più classico dei modi:

“C’era una volta…”.

Procedendo nel racconto parallelamente, “una tigre che era un tigrotto” e un leopardino tutto macchiato, partendo dalle rispettive tane lasciano la propria famiglia (mamma, papà, fratelli e sorelle), per fare un salto nella giungla e andare a caccia. Ed è così che il tigrotto tutto strisce incontra il leopardino tutto macchie, nessuna rissa però tra i due, si annusano, naso contro naso, strofinano i baffi l’uno contro l’altro, si riconoscono nella loro diversità e scoprono di avere entrambi una gran fame e di essere entrambi a caccia. Perché quindi non unire le proprie forze? Il leopardo catturerà le prede con le strisce, il leopardo quelle con le macchie. Tra insetti a macchie e strisce, foglie e fiori dal cattivo sapore e prede irraggiungibili, la fame continua e la caccia sembra non portare alcun frutto, anzi – se non si fa attenzione – nella giungla da un momento all’altro ci si può ritrovare ad essere facilmente prede.
Ma fortunatamente i piccoli cacciatori hanno già qualcuno sulle loro tracce, pronto a prendersi cura di loro tutto il tempo che sarà necessario per crescere.

Dopo aver pubblicato L’uovo meraviglioso (2014), Orecchio Acerbo riporta in libreria Dahlov Ipcar con un albo pubblicato per la prima volta nel 1961, nell’edizione stampata nel 2012 con la collaborazione della stessa autrice.

La pittrice e illustratrice americana, nata nel Vermont nel 1917 e nota per le sue opere dai colori accesi di animali inseriti in scenari selvaggi o in fattorie, ci trasmette attraverso il leopardino e il tigrotto un grande amore e rispetto per la natura, rappresentata in tutta la sua vitalità.

La scelta del soggetto dell’albo e di molti altri suoi lavori non è certo un caso, lei stessa, giovanissima, a vent’anni, dopo il primo anno di matrimonio con Adolph Ipcar, docente di matematica, fece una scelta opposta a quella di tanti, trasferendosi dalla New York in cui viveva ed era cresciuta alla fattoria di famiglia a Georgetown nel Maine, dedicandosi in primo luogo, oltre che alla crescita dei figli, alla vita della fattoria, tra allevamento e coltivazioni, vendendo uova e latte, non mettendo comunque da parte la propria arte, tra mostre e pubblicazioni. Facciamo un breve giro virtuale nella galleria di alcuni suoi albi, il titolo di uno di questi dice già tutto: I like animals.

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