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Storie di quadri (a testa in giù)

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Guardatelo. Ride sotto i baffi, lui. Eppure un cavaliere non dovrebbe avere un sorriso così beffardo stampato sulla faccia. Un cavaliere dovrebbe mantenere un certo contegno ed essere elegante, nell’abbigliamento e nei modi, dimostrare serietà, trasmettere sicurezza, incutere un pizzico di timore che spinge alla riverenza. Lui no. Anche ora che ho terminato la visita al museo, continua a sorridere mentre mi fissa con lo sguardo. E, come se non bastasse, è a testa in giù! È chiaro che si è preso gioco di me, sin dall’inizio e ora mi invita a ripetere la visita. Ma, prima di rientrare, voglio raccontarvi cosa mi è accaduto.

Solitamente programmo i miei viaggi, procurandomi mappe e informazioni sui luoghi da visitare, e così ho fatto anche questa volta. Ecco che, pronta con la mia bella e utile mappa del museo, impaziente di seguire il Percorso di Visita consigliato dall’esimio curatore, faccio il mio ingresso nella prima sala:

Apollo, 62-79 d.C., frammento di pittura murale della villa di Giulia Felice

“Sono Dio. Ok, esagero un po’: sono un Dio.”

Un momento, Apollo mi parla e si racconta e quanto è spocchioso!

Inizio a capire che questa non sarà una visita al museo come tutte le altre.

Ghirlandaio-Giovanna_Tornabuoni_croppedEcco che una mano sinistra disegnata da Leonardo può essere quella che qualcuno ha dimenticato sul bancone di un bar. Mentre quella tale Giovanna Tornabuoni, ritratta dal Ghirlandaio, è forse una ragazza che attende il suo cavaliere. E che dire de La bambina malata che consola la madre addolorata, assicurandole di stare bene, in un dipinto di Munch? E quanto stupore davanti ai Visiliani e ai Baluà di Mirò! Per non parlare delle Due scarpe di Tàpies. Ancora mi chiedo chi le abbia potute lasciare nell’armadio di quel tale!

Andando da una sala all’altra, quasi come un viaggio nella fantasia della mia testa, o dei dipinti che ormai non lo sono più, ascolto le loro risate, i pianti, le lamentele. “Sei bella, così bella”, sento da una parte “Ha dimenticato la mano sul bancone”, “Santo Dio! Dorme o cosa?!”, “Morirò di noia, lo sento”, colgo dall’altra.

Un mormorio continuo e favoloso mi ha accompagnato lungo tutto il percorso ed eccomi qua, appena uscita dal museo più strano che abbia mai visitato! Un museo i cui dipinti non sono immobili lì sulla parete, zitti zitti. Qui i dipinti parlano, si muovono, provano emozioni, perfino ti prendono per mano se glielo permetti. Insomma in questo posto i quadri vivono.

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Ci risiamo. Bernard Friot è di nuovo a testa in giù. Dopo Il mio mondo a testa in giù (Premio Andersen 2009), ha pensato bene di riprovarci, capovolgendo 37 note opere d’arte che se lo sono lasciato fare, divertendosi e facendo divertire.
Storie di quadri (a testa in giù), edito da Il Castoro, è anche una raccolta di storie in versi e in prosa che scaturiscono dalla mente creativa di un poeta che ha visto nei dipinti che propone degli oggetti da animare e da raccontare e i cui soggetti hanno vita propria e sembrano parlarci al cuore. Ci commuovono, ci fanno sorridere o ridere a crepapelle, ci insinuano dubbi, ci lasciano stupefatti e, la cosa più divertente di questa stramberia, è che sembrano invitarci a vedere in loro una nuova avventura.

Storia di quadri (a testa in giù) è dunque uno sprone alla creatività e all’immaginazione, ma anche un modo strano e divertente di spingerci a guardare e ascoltare l’arte con occhi e orecchi diversi e con una mente aperta a qualsiasi possibilità, fino a farci credere che in un museo tutto può accadere, persino che i dipinti parlino.

Il libro è stato tradotto dai ragazzi del Liceo Galvani di Bologna che, guidati dai docenti e dal dirigente scolastico, hanno saputo rendere in italiano i versi e le parole di testi spesso oscuri e strani, frutto della potente immaginazione di Friot e della sua straordinaria capacità di trasformarla in parole. Storie di quadri (a testa in giù) non ha età, è un libro per tutti, un gioco di storie, una guida che ti permette di visitare un museo immaginario e che, sala dopo sala, ti fa capire che l’unica regola per leggerlo/visitarlo è lasciarsi andare e provare a sognare ad occhi aperti fino alla fine. E, credetemi, è un gioco bellissimo.

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Scusate, ora devo proprio andare. Il cavaliere sorridente mi invita a riprovarci e mi sa che ci casco di nuovo.

 

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