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Storie che aiutano a crescere: trucide fiabe e perché i bambini le adorano

Una bambina che si aggira candida e intrepida tra fitte foreste, lupi di corna muniti e lupi timidi e innamorati, amore, morte e coraggio quanto basta.
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Quando si parla di libri ed emozioni, una tappa imprescindibile per tutti i kiddies è la PAURA. Del resto non è un caso se la letteratura per l'infanzia pullula di testi sull'argomento!

Leggere storie che mettono in moto il meccanismo della paura aiuta infatti i giovani lettori ad esorcizzare i propri spauracchi: hanno la possibilità di misurarsi con essi, ma per finta (visto che in qualsiasi momento possono correre a rifugiarsi tra le braccia rassicuranti della mamma)!! In parole povere, stiamo parlando di una sorta di vaccinazione in vista di qualcosa che nella vita prima o poi si dovrà affrontare, e i bambini lo sanno molto bene: che soddisfazione per loro riuscire a padroneggiare sempre meglio l'ansia e lo sgomento ogni volta che ascoltano una storia che li spaventa!

Spulciando tra gli scaffali ho scoperto qualche lettura che fa proprio al caso di tutti i kiddies che vogliono rabbrividire dalle dita dei piedi alla punta dei capelli: parliamo di "trucide fiabe", che nella loro versione originale sono un po' diverse da come ce le ha -meravigliosamente- proposte il vecchio Walt, ma anche da come siamo abituati a conoscerle noi fin da piccoli. Prendiamo ad esempio Cappuccetto Rosso, la favola che ha saputo farsi amare da tante generazioni di bambini, e che per giungere ad oggi come noi la conosciamo ha subìto qualche restyling.

A proposito di restyling, prima di entrare nel vivo si rende necessaria qualche pillola di storia. Infatti forse non tutti sanno che:

1. Prima di essere chiamata Cappuccetto Rosso, la protagonista era semplicemente una bambina. Del suo girovagare per boschi e del suo incontro con un lupo, narrano storie antichissime diffuse nelle campagne francesi, nelle quali la bambina non viene nè sbranata nè mangiata, ma si salva grazie alla propria astuzia e intelligenza.

2. Nella versione del racconto edita da Perrault la nonna e la povera bimba, che nel frattempo è stata ribattezzata Cappuccetto Rosso, non se la passano tanto bene: del cacciatore infatti nemmeno l'ombra, il lupo se le mangia entrambe e il sipario si chiude. La morale che Perrault ha voluto introdurre è: "Da questa storia si impara che i bambini, e specialmente le giovanette carine, cortesi e di buona famiglia, fanno molto male a dare ascolto agli sconosciuti; e non è cosa strana se poi il Lupo ottiene la sua cena. Dico Lupo, perchè non tutti i lupi sono della stessa sorta; ce n'è un tipo dall'apparenza encomiabile, che non è rumoroso, nè odioso, nè arrabbiato, ma mite, servizievole e gentile, che segue le giovani ragazze per strada e fino a casa loro. Guai! a chi non sa che questi lupi  gentili sono, fra tali creature, le più pericolose! » (Le Petit Chaperon Rouge, Charles Perrault, 1697). Si tratta certamente di una versione pedagogica della fiaba che esprime bene la morale e l’austerità del suo tempo, ma forse non   molto adatta ai kids di oggi!

3.  I fratelli Grimm hanno poi provveduto a salvare le due poverine da un destino fatale, introducendo niente meno che il cacciatore, salvatore di giovani donzelle e anziane signore in pericolo, che ha restituito il lieto fine ai bambini di mezzo mondo.

La fiaba di Cappuccetto è dunque tanto amata da aver ispirato numerosi autori: ve ne presento alcuni che mi hanno fatto sognare. Se volete accompagnarmi in questo viaggio avanzate con cautela, la storia potrebbe presentare svolte inattese…

Il primo titolo che pesco dal cilindro è La bambina e il lupo, libro di Chiara Carrer a cura di Tiziana Roversi, in cui attraverso i toni del bianco, del nero, del beige e –ovviamente- del rosso, ci viene presentato un affresco inconsueto della notissima fiaba, che ci riporta un sentire primordiale e allo stesso tempo  un’immagine modernissima di femminilità: non ci sono cappuccetti nel libro della Carrer, e nemmeno cacciatori, ma una bimba che si salva da sé, che non si lascia sedurre e tanto meno intimidire dagli accenni -nemmeno troppo velati- ad un argomento tabù come il cannibalismo.

Questa storia ha le sue radici nella più antica versione conosciuta della favola, in cui una bambina senza un nome in particolare, si aggira candida e intrepida tra fitte foreste e sentieri tortuosi, quasi un Teseo in gonnella nel suo personale labirinto di alberi. Il lupo Bzou (o Belzebù?) non ha granchè del meraviglioso e schivo animale che abita i boschi: cammina su due zampe, è di rosso vestito e le sue orecchie ricordano molto da vicino un paio di corna, un richiamo alla figura del Minotauro, o forse un monito a ricordare che il male spesso nasce dal cuore degli uomini e non da creature leggendarie. Il filo rosso che verrà dato alla nostra protagonista non sarà però una via verso la salvezza…ma il resto lo lascio scoprire a voi!

Un altro testo che non mancherà di appassionare, divertire e –perché no?- far riflettere i vostri kiddies è “In bocca al lupo” di Fabian Negrin, edito da orecchio acerbo. Il cast è sempre lo stesso, ma fin dalle prime righe ci rendiamo conto che qualcosa non quadra: questa volta a narrare la storia è proprio lui, il lupo.

Mi chiamo Adolfo, e sono un lupo.

Con il progredire della narrazione, questo singolare protagonista non manca di stupirci e conquistarci:

faceva caldo e sonnecchiavo sotto un albero quando un lieve fruscio arrivò alle mie sensibilissime orecchie facendomi sussultare. Alzai la testa e guardai. Sul bordo del bosco, lontano, avanzava una macchiolina rossa che ogni tanto inciampava nei cespugli. Piano piano si avvicinò fino a che riuscii a vederla chiaramente: non somigliava a nessuno degli animali che conoscevo. Era una meravigliosa creatura vestita di rosso. La cosa più bella che avessi mai visto. Corsi a nascondermi. Io ero così brutto.

Intuiamo quindi che sì, i personaggi sono quelli della classica fiaba, ma cambiano i caratteri, gli intrecci e forse…molto di più. Un invito a riflettere sull’altrui punto di vista, ad osservare più a fondo, oltre le apparenze e i luoghi comuni. Le illustrazioni poi sono meravigliose e quasi interamente giocate sui colori del rosso e del verde.

Da questo libro è nata anche una splendida rappresentazione teatrale ad opera della compagnia TPO di Prato:

http://www.youtube.com/watch?v=lujpDvd4jM0

Molti altri nomi illustri hanno rivisitato la fiaba di Cappuccetto: tra i tanti un posto speciale nel mio cuore è occupato da Roald Dahl, che in Versi Perversi ce ne racconta una versione in rima, forse un po’ cruda, ma tutta da ridere!! E al momento clou della vicenda, l’autore ci riserva un esilarante scambio di battute

“Che grandi occhi hai cara nonnina!”

“Son per vederti meglio, nipotina!”

E tirandosi su meglio a sedere

Se la pregusta già con gran piacere:

“Uh, al confronto con la vecchia arpia,

questa sarà una vera leccornia…”.

E dice allora Cappuccetto Rosso:

“Che splendida pelliccia hai addosso!”.

“Ma no!” protesta il lupo. “Cosa fai?

Dovevi dire: ‘che gran denti hai…’.

Comunque è irrilevante la questione,

perché ora ti mangio in un boccone!”

La bimba rise e, senza una parola,

dalle mutande levò una pistola,

la puntò al muso di quel poveraccio,

e bang! Lui cadde giù come uno straccio.

 

Naturalmente la lista dei remake di Cappuccetto non si esaurisce qui, ma è bello imparare a conoscere questi racconti a piccoli passi, godendosi ogni singola storia. Se siete curiosi di scoprire altre chicche su Cappuccetto&co, ci rivediamo qui su HK! 

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