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Piccola fiaba un po’ da ridere e un po’ da piangere

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Mettete insieme Antonio Moresco, uno dei maggiori scrittori italiani contemporanei e premio Andersen per le Favole della Maria (Mondadori, 2007), Gianluca Folì, illustratore di grande talento (di lui vi abbiamo già parlato grazie all’albo di Zoolibri La scimmia, ma certamente ve ne parleremo ancora), e Il Quaderno quadrone, progetto editoriale di Rrose Sélavy, vincitore di una menzione speciale del Premio Andersen 2014, mescolando il tutto otterrete Piccola fiaba un po’ da ridere e un po’ da piangere, un libro in cui l’alta qualità della lingua e delle figure è un biglietto da visita che non ha bisogno di presentazioni (anche se, in realtà, una presentazione ce l’ha, grazie all’introduzione di Sandra Petrignani).

Comincia tutto con la formula più conosciuta e classica delle fiabe, ed è subito chiaro che ci troveremo in un tempo e in un luogo molto vicini e molto lontani allo stesso tempo. Un luogo e un tempo ben definiti eppure indefiniti. È possibile? Sì, quando ci sono di mezzo le parole e i sogni. E così veniamo a sapere che… “C’era una volta una scuola dove i bambini erano diventati tristi”.

Nessun castello, nessun orco, principi o principesse, ma in questa fiaba c’è una bidella un po’ strega e un po’ fata che perde la pazienza (fate attenzione: non chiamate mai la vostra bidella Budella!) e decide di vendicarsi procurando ai bambini di una classe una maledizione, una vera e propria disgrazia: farli innamorare come i grandi anche se sono piccoli. Basta come digrazia? No: si innamoreranno tante volte, della prima persona o oggetto che incontreranno. Sarà la fine delle amicizie, di qualsiasi forma di fiducia l’uno nell’altro, arriverà così il tempo di soffrire e sospirare anzitempo.

Non c’è nulla da fare contro la maledizione della bidella e in classe la situazione è insostenibile, se ne rende presto conto la maestra Slurp Slurp, con la sua lingua lunghissima.

Nella classe di bambini innamorati, ce ne sono però due che stanno sempre da soli, perché innamorati tra di loro, sono Sonnambulino e Sonnambulina che, quando sono presi entrambi da un attacco di sonnambulismo, passano le notti camminando sui tetti, parlando ad occhi chiusi e  rispondendo anche alle domande degli animali svegli di notte. È magico e speciale il mondo a due di Sonnambulino e Sonnambulina, un mondo esclusivo destinato a incrinarsi quando i piani di sogno e realtà entrano in conflitto e quando Sonnambulina negherà ogni valore al sogno per rientrare nella realtà, considerando le passeggiate notturne una sorta di malattia, guaribile con un vaccino speciale.

Rimaniamo accanto a Sonnambulino e guardiamo insieme alla luna, e la fiaba è davvero un po’ da piangere quando ci vien voglia di gridare anche noi a Sonnambulina: “È adesso che sei malata! (…) Era prima che eri guarita!”.

 

 

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