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Paolo Braccini (Verdi), una storia della Resistenza

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25 aprile, festa della Liberazione

È una nostra piccola tradizione, cominciata tre anni fa: dopo la scoperta di un importante archivio online, quello delle Ultime lettere di condannati a morte e di deportati della Resistenza italiana, e la lettura di tante storie e di tante lettere, è stato spontaneo il desiderio di contribuire – per quanto ci è possibile – alla diffusione di questo progetto. Ogni lettera conservata e trascritta appartiene alla nostra memoria ed è la testimonianza di una vita, di un sacrificio e di una perdita. Proprio per dare voce a queste testimonianze, abbiamo deciso di dedicare ogni anno il 25 aprile a una di queste epistole, dando volto e voce a chi ha partecipato alla Resistenza e per questa (e per noi) ha dato la propria vita.

Nome di battaglia: Verdi

Dopo Giorgio Mainardi, Gianfranco Sarfatti e Luigi Ciol, riportiamo quest’anno la lettera alla figlia di Paolo Braccini.

Nato il 16 maggio del 1907 a Canepina, in provincia di Viterbo, Paolo Braccini fu docente universitario a Torino. Membro del Comitato militare del C.L.N. del Piemonte, partecipò alla costituzione dei nuclei partigiani delle valli, contribuendo all’assetto e al potenziamento delle formazioni piemontesi. Arrestato il 31 marzo del 1944 a Torino, fu condannato a morte e fucilato il 5 aprile (trovate la sua biografia completa qui)

Pubblichiamo la sua prima lettera di addio, quella scritta per la figlia, ma online troverete trascritte anche le lettere alla moglie, al fratello e alla moglie e alla figlia insieme.

La lettera

Gianna, figlia mia adorata,
è la prima ed ultima lettera che ti scrivo e scrivo a te per prima, in queste ultime ore, perché so che seguito a vivere in te.
Sarò fucilato all’alba, per un ideale, per una fede che tu, figlia mia, un giorno capirai appieno.
Non piangere mai per la mia mancanza, come non ho mai pianto io: il tuo Babbo non morrà mai. Egli ti guarderà, ti proteggerà ugualmente: ti vorrà sempre tutto l’infinito bene che ti vuole ora e che ti ha sempre voluto fin da quando ti sentì vivere nelle viscere di tua Madre.
So di non morire, anche perché la tua Mamma sarà per te anche il tuo Babbo: quel tuo Babbo al quale vuoi tanto bene, quel tuo Babbo che vuoi tutto tuo, solo per te e del quale sei tanto gelosa.
Riversa su tua Madre tutto il bene che vuoi a lui: ella ti vorrà anche tutto il mio bene, ti curerà anche per me, ti coprirà dei miei baci e delle mie tenerezze.
Sapessi quante cose vorrei dirti, ma mentre scrivo il mio pensiero corre, galoppa nel tempo futuro che per te sarà, deve essere felice. Ma non importa che io ti dica tutto ora, te lo dirò sempre, di volta in volta, con la bocca di tua Madre nel cui cuore entrerà la mia anima intera, quando lascerà il mio cuore.
Tua madre resti sempre per te al di sopra di tutto.
Vai sempre a fronte alta per la morte di tuo Padre.
Ti benedico
tuo Babbo

 

(lettera pubblicata in Ultime lettere di condannati a morte e di deportati della Resistenza italiana – http://www.ultimelettere.it –, on line dal 26 aprile 2007, INSMLI)

 

 

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