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Miti romani

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«Prima dell’inizio. Prima dell’inizio? Strana storia. Sai immaginare qualcosa prima dell’inizio? Dicono i Romani che prima dell’inizio c’era il Caos».

La storia di Roma – una delle città più forti e gloriose del mondo antico – inizia proprio così: dal caos. Nulla vi era che lasciasse presagire il destino di quella che sarebbe divenuta una potenza assoluta, ma solo un enorme disordine, una confusione fatta di suoni, ombre, colori, fumo. E in mezzo a questo caos, paragonabile solo a quello che talvolta regna nelle camerette dei bambini dopo un pomeriggio di giochi e libertà, vi era un dio con quattro orecchie e quattro occhi, due per ogni faccia: Giano. E immaginate che frastuono dovevano sentire quelle orecchie e che esplosione di luci ipnotizzare quegli occhi! Roba da stramazzare a terra! Ma Giano era un dio mica un uomo qualunque, il dio della pace e della guerra, delle porte, dei passaggi e degli inizi. E fu proprio lui a porre fine al caos e a dare inizio alla storia: «Si mise in mezzo al Caos come un setaccio, o meglio, come uno stampo per il pongo, e passando attraverso lui iniziò il mondo: ogni cosa si ordinò e trovò il suo posto».

Giano è il primo personaggio, e non certo per caso, in cui ci si imbatte leggendo il libro Miti romani scritto da Carola Susani e illustrato Rita Petruccioli (La Nuova Frontiera Junior). Ho provato simpatia per questo libro sin dalla copertina: colorata, luminosa, solare, al centro della quale campeggia una lupa, con lo sguardo amorevole ma un po’ perso, come quello di tutte le mamme che hanno un cucciolo a cui badare, che offre le sue mammelle ai gemelli accovacciati ai suoi piedi. E i due orfanelli (chi altri se non Romolo e Remo) sembra stiano bisticciando per chi per primo deve succhiare il latte, rivelando già dai primi momenti di vita quell’intemperanza, prepotenza e arroganza che li avrebbe distinti negli anni avvenire.

Miti romani è un libro per chi vuole riscoprire la storia delle origini di Roma, dagli albori fino alla nascita della repubblica. È un libro per bambini, da leggere ai più piccoli come si può raccontare una qualsiasi storia che intrecci fantasia e realtà, ma è un libro anche per grandi, per quelli che magari non hanno dimestichezza con gli autori antichi ma sono curiosi di sapere cosa è successo secoli fa: perché il Gianicolo si chiama così e cos’hanno fatto di così straordinario Enea, Numa Pompilio, Muzio Scevola e tanti altri per essere ricordati così a lungo. L’autrice, Carola Susani, invece, per scrivere questo libro ha dovuto rileggersi i testi di autori latini come Ovidio, Livio, Virgilio, coloro che la storia l’hanno scritta dopo l’averla vissuta o da altri ascoltata e se non l’avessero fatto quel lontano passato, adesso, ci sarebbe oscuro («La scrittura, si sa, ha questo potere: tramanda il passato e raggiunge la gente del futuro». E voi lo sapevate che Carmenta, moglie del dio Mercurio, e anch’essa dea, era esperta di scrittura?). Poi, ha posato i libri e ha lasciato che queste storie fluttuassero nella sua testa, si mescolassero ai ricordi e alle emozioni e trovassero voce e parole a sufficienza per essere nuovamente raccontate (a questo link, potete ascoltare una breve intervista all’autrice: http://www.letteratura.rai.it/articoli/carola-susani-legge-il-suo-miti-romani/23689/default.aspx).

Leggere questo libro, che a tratti diverte e a tratti commuove e fa riflettere, è un’occasione (imperdibile!) non solo per conoscere vicende esemplari come quella del ratto delle Sabine, le donne che unendosi ai bellicosi giovanotti romani diedero origine ad un popolo e seppero, con intelligenza e forza, ad essi indicare la strada per una vita regolata, ma anche per capire cos’è davvero la politica, di cui così tanto si sente parlare in tv e a casa, ma di cui nessuno sa bene spiegarci il senso e l’utilità.

La politica è la cura della città – scrive Carola Susani – quella cura che ebbe, ad esempio, Numa Pompilio, che pure non voleva diventare re, per la sua Roma e per i suoi cittadini, che a lungo piansero la sua morte. Quella cura, unita all’orgoglio e allo sprezzo del pericolo – in una sola parola “virtus” come la chiamavano i Romani – che spinse all’azione tanti altri uomini nei secoli successivi, come quel Muzio Scevola che, catturato dal re etrusco Porsenna, non esitò a bruciare la sua mano destra sul fuoco pur di dimostrare la libertà e il coraggio del popolo romano.

E oggi, che fine hanno fatto la cura, la virtus, il rispetto e l’amore per gli dei, la lealtà e l’onore? Sembra che le porte del tempio di Giano si siano definitivamente chiuse per lasciar posto allo schiamazzo, alla paura, alla violenza, all’odio, al disprezzo, all’egoismo, al potere sfrenato e senza regole. E nell’attesa che il dio Giano, impietosito, ritorni a mettere ordine in questo caos che noi, che pur dai Romani discendiamo, abbiamo ricreato, c’è tempo a sufficienza per leggere le storie contenute in questo libro e tutte le altre che vorremo andare a cercare o che verranno a cercarci nella nostra testa. Basta guardare le illustrazioni di Rita Petruccioli, vivide come fotogrammi di un film d’animazione, per dare inizio all’immaginazione.

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