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La mia famiglia selvaggia

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183_la_mia_famiglia_selvaggia_coverSe ultimamente avete fatto un giro in libreria, è difficile non l’abbiate notato: è una gioia per gli occhi La mia famiglia selvaggia, il nuovo albo di Laurent Moreau, edito da Orecchio Acerbo.

In ogni doppia pagina è presentato un componente della famiglia: il fratello grande, il fratello piccolo, la mamma, il papà ma anche i nonni, gli zii, i cugini, la migliore amica e l’innamorato. In una famiglia, certo, i legami sono stretti, soprattutto quelli tra genitori, figli e fratelli, eppure siamo tutti diversi.

Il fratello grande è  forte e rispettato, bisogna stare attenti a non contrariarlo; il fratello piccolo è un sognatore, ha la testa sempre tra le nuvole; la mamma è elegante e bella, anche se è timida e non le piace farsi notare; il papà a volte può essere feroce, tranne in vacanza, quando finalmente  può rilassarsi e divertirsi. Poche parole accompagnano ogni tavola, a volte è facile individuare (pur nella ricchezza della rappresentazione) il personaggio presentato, come per il fratello grande, la cui stazza di elefante domina la scena. Altre volte, come per il fratello minore-uccellino o il papà-leone, ci vuole qualche secondo in più, una breve caccia a tesoro tra i colori per ritrovarli, in classe e sulla spiaggia, immersi nella quotidianità, tra compagni di scuola e bagnanti, come se niente fosse.

Sono gli occhi di chi ci presenta la famiglia, e che conosceremo alla fine del libro, a  farci entrare in questo mondo, vitale e gioioso.  Una famiglia eccezionale, come ogni famiglia.

Si conferma con La mia famiglia selvaggia il talento di Laurent Moreau, nato in Bretagna, classe 1982; inizialmente stampatore e grafico, dopo la formazione presso l’École supérieure des arts décoratifs di Strasburgo, ha cominciato il suo percorso di autore-illustratore nell’editoria per ragazzi. In Italia ci aveva già conquistato con A che pensi? (premio Andersen nel 2013 per il miglior libro fatto ad arte) e con il recente Dopo (sempre per i tipi di Orecchio Acerbo). La ricchezza del suo segno, la sua capacità di parlare all’infanzia con la voce stessa dell’infanzia gli hanno già permesso di tracciare una strada ben riconoscibile e apprezzata.

Un albo che, anche una volta chiuso, continua a parlare perché stimola la creatività e la fantasia di chi l’ha sfogliato e si conclude con una domanda, lasciandoci alle nostre mille possibili risposte.

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