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Little Miss Florida

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Kate DiCamillo, Little Miss Florida, Il Castoro

È un mondo tutto al femminile quello raccontato in Little Miss Florida.

Prima di tutto, c’è Raymie Clarke, la giovane protagonista della storia, con altre due ragazze che, insieme a lei, seguono (o almeno tentano inizialmente di seguire) le lezioni di twirling a casa di Ida Nee.

Ognuna di loro ha un motivo per seguire quel corso, Raymie e Lousiana Elefante vogliono prepararsi per un numero da presentare al concorso di Little Miss Florida, Beverly Tapinski, che nel twirling (così come in molte altre cose) sembra già molto esperta, vuole sabotare quello stesso concorso.

I motivi per cui Raymie e Lousiana sperano di vincere sono diversi e ci raccontano molto delle loro due storie. Raymie vuole fare tornare a casa il padre, scappato con una igienista dentale: quando il padre vedrà sui giornali la sua foto da vincitrice tornerà da lei e dalla madre, o almeno è bello credere che sarà così; Lousiana ha bisogno di vincere i 1975 dollari del primo premio per non finire in una casa famiglia e per recuperare il suo gatto Archie dall’Ospitalissimo Centro per Animali. A sentire il suo racconto viene da pensare che probabilmente c’è poco da fare per il suo gatto (ma scopriremo che l’Ospitalissimo esiste davvero!), e la storia di Louisiana è tutta così assurda da sembrare frutto di fantasia: i suoi genitori sono morti annegati in seguito all’affondamento di una nave su cui viaggiavano, in uno dei loro tanti viaggi in giro per il mondo come artisti-acrobati (gli Elefanti Volanti), Lousiana vive ora con la nonna, in una casa grande e sgangherata, così come la vecchia auto su cui vanno in giro. Anche se non viene mai trattato esplicitamente il tema, vediamo che Louisiana vive in una situazione di disagio e povertà, con una nonna piena di risorse e affetto, che – con un pizzico di follia – fa quello che può per badare alla nipote pur non avendo la possibilità di badare neanche a se stessa.

Beverly è il personaggio più misterioso perché nasconde dietro la sua apparente forza tutti i suoi problemi. Sembra lei quella a cui doversi rivolgere per tirarsi fuori dai guai, ma in realtà anche lei avrà bisogno di una mano e, in quel momento, avrà la fortuna di avere accanto qualcuno in grado di offrirgliela.

È un mondo tutto al femminile, come dicevamo all’inizio, anche per quanto riguarda le figure adulte.

C’è lo sguardo assente della madre di Raymie, che probabilmente è troppo presa dal proprio dolore per accorgersi dello spaesamento della figlia.

C’è la signora Sylvester, la segretaria nell’attività del padre (le Assicurazioni Clarke), che sin dalla formula ripetuta ogni volta al telefono, “Assicurazioni Clarke. Come possiamo proteggerla”, si presenta come la figura più presente e protettiva nella vita di Raymie, colmando un po’ il vuoto genitoriale.

C’è (almeno in un primo momento) la vecchia signora Borkowski con la sua risata rumorosa e le sue parole che per Raymie sembrano voler dire qualcosa, anche quando non le capisce del tutto:

La madre di Raymie diceva che la signora Borkowski era matta come un cavallo. 

Raymie non sapeva se fosse vero o no. Ma a lei sembrava che la signora Borkowski sapesse delle cose, delle cose importanti. Alcune delle cose che sapeva, le diceva. Altre si rifiutava di dirle, liquidando Raymie con un semplice pfffftttt, quando le chiedeva ulteriori informazioni.

Le figure maschili parlano sempre di un’assenza, comprese quelle positive, come l’insegnante del corso per bagnini con la sua domanda ricorrente:

Il signor Staphopoulos ti faceva sempre una e una sola domanda: «Hai intenzione di essere uno che i problemi li crea o li risolve?».

E la risposta era ovvia.

Raymie non sa ancora che gli insegnamenti di quel corso andranno per lei ben oltre la vita in acqua, ma lo capirà:

«Il mondo è fatto d’acqua, e il pericolo di annegare è costante. Dobbiamo aiutarci a vicenda. Su, risolviamoli insieme i problemi».

Staphopoulos ha lasciato la città, ma certamente ha lasciato anche un segno nella vita della sua allieva.

Le tre bambine vivono tutte, seppur con tre storie diverse alle spalle, la ferita dell’abbandono.

Potrebbero annegare perché sono lasciate a loro stesse, ma imparano a tenersi l’una all’altra e tante sono le occasioni in cui le vediamo cercarsi fisicamente in cerca di un sostegno, prendendosi una mano, toccandosi un braccio, ancorandosi tra di loro così come alla realtà.

Finalista del Premio Andersen 2017 (categoria 9-12 anni), Little Miss Florida racconta un’estate indimenticabile e non solo per le tre ragazze, riportandoci alla mente che cosa può significare (e fare) la vera amicizia.

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