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Intervistiamo Emmanuelle Pirotte

Abbiamo intervistato Emmanuelle Pirotte, autrice di "Oggi siamo vivi" (Editrice Nord).
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Autore/i: Emmanuelle Pirotte
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Ieri ho intervistato Emmanuelle Pirotte, la sceneggiatrice belga che ha appena debuttato con il suo primo romanzo, Oggi siamo vivi pubblicato in Italia dalla casa editriceNord.

Vedete, non si tratta di un vero e proprio libro per ragazzi, ma mi è piaciuto così tanto che voglio proporvelo lo stesso.

Tra l’altro poi, durante la bella chiacchierata con la scrittrice, ho scoperto che anche lei come me ha a cuore che i ragazzi leggano e per questo si impegna in giro per le scuole, per far conoscere a più alunni possibili storie belle, di forza, di straordinarietà, che possano servire per colpire e cambiare il mondo. Se non quello grosso che gira intorno al sole, quello piccolo ma altrettanto prezioso che gira nelle nostre testoline.

Oggi siamo vivi non esce in un periodo a caso, ma esce in concomitanza con il Giorno della Memoria, il 27 gennaio. La storia narra infatti di un’amicizia strana, che su due piedi viene da giudicare impossibile, quella tra una bambina ebrea, Renée, e Mathias, un soldato tedesco.

Ora però lasciamo parlare l’autrice.

L’intervista a Emmanuelle Pirotte

Emmanuelle, che cosa l’ha spinta a occuparsi di questo tema?

Questo libro è in primo luogo il racconto di una bambina scomparsa, lasciata a se stessa. In Belgio capita spesso di sentire di piccoli che non si riescono più a trovare, è un tema angosciante e presente e per questo ho scelto di affrontarlo nel mio primo romanzo, che ho sviluppato insieme a mio marito. Avevamo entrambi sentito molto parlare della Seconda guerra mondiale, avevamo raccolto tante testimonianze personali… ed ecco che avevamo tutti gli elementi per formare la storia che poi è diventata Oggi siamo vivi.

Come sa YouKid è dedicato a bambini e ragazzi. Pensiamo sia importantissimo presentare a questo speciale pubblico romanzi come il suo per non dimenticare. Che cosa può fare la letteratura e l’incentivare la lettura tra i giovani a tal proposito?

Può fare tantissimo. Può aiutare i programmi scolastici, che attualmente io considero un po’ carenti, a far sentire di più alcune materie, alcuni temi fondamentali da apprendere. Credo che il conflitto mondiale, la tragedia dell’Olocausto, siano assai più comprensibili quando passano da una storia umana, con cui ci si può relazionare in prima persona. Le distanze con certi temi, soprattutto difficili come questo, allora si dimezza e l’apprendimento non è più solo nozionistico, ma si colora di un sentire molto importante per il ragazzo, che insegna tanto.

Il tema dell’amicizia è forse il più importante di tutti nel libro. Un riflessione preziosa soprattutto oggi che i rapporti sembrano cambiati irrimediabilmente a causa della perenne connessione. Sono ancora possibili legami come quello tra Renée e Mathias?

Sa che mi viene proprio da rispondere di no? Quella tra Renée e Mathias è un’affinità elettiva diretta, concreta, senza l’intermediazione di qualcosa d’altro che potrebbe essere uno schermo, un profilo social. È un’amicizia intensa, fisica, piena, qualcosa a cui i ragazzi oggi sono del tutto disabituati. Forse non avrebbero nemmeno l’energia da metterci. Senza tirare in ballo depressioni, ma sono presi da una sorta di apatia, di cui nemmeno si rendono conto. Certo hanno voglia di fare, organizzano qualcosa, ma senza troppa spinta, senza autenticità. Colpa dell’era digitale? Sì. Ha tolto qualcosa e questo qualcosa è il rapporto diretto, totale, fisico.

È bello che però queste amicizie forti, vere, tra persone piene di energia, vengano raccontate perché fanno sorgere in ciascun individuo, soprattutto giovane, una nostalgia di qualcosa che non si sa bene che cosa sia, ma di cui si sa che se ne ha bisogno. E allora i piccoli mondi cambiano e si va verso nuove direzioni per cercarlo e ciò, per me, è la cosa più importante.

Mi parli di Renée, che fin da subito – il libro inizia in medias res – è un esempio, senza paura, sembra sempre sapere che fare…

Sì, lei è un essere lucido e senza paura perché non è stata ancora contaminata dal mondo degli adulti, anche se con l’infanzia tremenda che ha vissuto avrebbe potuto ben esserlo. Invece Renée si affida sempre alle sue risorse quando può, si ascolta e va avanti molto autenticamente. Certo è una bambina eccezionale, ha una forza eccezionale, ma forse, senza contaminazioni appunto, lo sarebbero un po’ tutti i bambini…

Emmanuelle, ci saluti con il suo libro del cuore da ragazza e ci dica se lo consiglierebbe anche ai giovani di oggi e perché.

Ben volentieri! Direi senza dubbio Cime tempestose di Emily Brontë. E sa perché? Perché ancora una volta è un libro portatore di forza individuale, di non omologazione, narra di un modo intensissimo di vivere il mondo esteriore ed interiore, anche se difficile, sempre con coraggio, con quella sferzata di energia che viene se si segue se stessi, senza temere.

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