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Gorilla

Anna ha un papà, ma lui non ha mai tempo da dedicarle, e in particolare per portarla allo zoo a vedere i suoi amati gorilla. La bambina attende così trepidante il proprio compleanno per averne uno in regalo...
Autore/i: Anthony Browne
Illustrazioni: Anthony Browne
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Ci sono libri la cui assenza dagli scaffali delle librerie per ragazzi italiane pulsa come una ferita nell’animo di chi si occupa di letteratura per l’infanzia. Libri densi, metaforici, coraggiosi, portatori di immagini di infanzia autentiche e misteriose. Libri immancabili, eppure mancanti. Fino a pochi mesi fa, Gorilla di Anthony Browne (uscito in Italia più di trent’anni fa per la Emme Edizioni di Rosellina Archinto, poi scomparso) era uno di questi. Ma adesso possiamo tirare un sospiro di sollievo: Gorilla è tornato, in una nuova edizione Orecchio Acerbo.

Di solitudini e primati

La storia ha inizio, come tante belle storie che sanno di fiaba, con una bambina sola. Certo, Anna ha un papà, ma lui lavora così tanto da non avere mai tempo da dedicarle, e in particolare per portarla allo zoo a vedere i gorilla. La bambina, in effetti, ha una vera e propria passione per i primati, e attende trepidante il proprio compleanno per averne uno in regalo. Facile immaginare la delusione di Anna nel ricevere in dono, arrivato il giorno tanto atteso, un semplice gorilla di peluche e non l’animale in carne e ossa che si aspettava!


Nel corso della notte, tuttavia, dopo che la bambina è andata mestamente a dormire, qualcosa di magico accade. L’animale cresce, cresce fino a terrorizzare gli altri giocattoli e trasformarsi in ciò che Anna ha sempre desiderato: un grande gorilla, pronto a indossare gli abiti del papà e a portarla non solo allo zoo, ma anche al cinema, al ristorante e poi a ballare sotto la luna, prima di riaccompagnarla a casa e metterla a letto.

Tracce, indizi, orme

Come molti albi di Anthony Browne (fra cui ricordiamo Sciocco Billy e il più recente Voci nel parco), Gorilla è una storia che vive, oltre che di una grande potenza narrativa, di dettagli. Lo sguardo dei bambini, chi li conosce lo sa bene, ama indugiare sui particolari, su ciò che si trova in secondo piano, sulle piccole incongruenze e corrispondenze che arricchiscono la trama di infinite interpretazioni. E in quest’opera Browne sembra proprio volersi sbizzarrire nel gioco del disseminare indizi rivelatori. Fin dall’inizio della storia, infatti, i gorilla sono riproposti praticamente ovunque: nei quadri, sulla scatola di cereali, nelle forme degli alberi fuori dalla finestra… Addirittura l’ombra di Anna davanti alla tv ricorda più quella di un primate che quella di una bambina.

Illuminati da tutti questi indizi circa il legame quasi simbiotico fra Anna e i gorilla, guardando la splendida immagine della bambina “imprigionata” nel suo letto (disegnato di fronte e quindi apparentemente fatto di sbarre), non potremo non associare Anna ai poveri primati dello zoo “belli ma tristi” che incontrerà in seguito.

La bambina, che in quest’immagine appare sola, microscopica e triste come tanti bambini della tradizione fiabesca, dovrà, proprio come i Pollicini che l’hanno preceduta, affrontare un misterioso viaggio notturno. Solo così, con la guida di una creatura apparentemente altra ma che in realtà le è profondamente affine, Anna  potrà riappacificarsi con una società adulta che sembra cogliere ogni occasione per abbandonare (in senso letterale o figurato) i propri bambini.

Ma questo non è che uno fra gli innumerevoli spunti di riflessione che un libro intenso come Gorilla offre al lettore: lasciamoci aiutare dai bambini a (ri)scoprire il fascino di una storia che, come ogni classico nelle parole di Calvino, “non ha mai finito di dire quel che ha da dire”.

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