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Elsa Morante: Lettera

Le poesie d'amore, immaginario o reale, di una delle più singolari scrittrici italiane: Elsa Morante.
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La raccolta di versi Alibi si apre con questa premessa:

L’autrice prega i lettori di perdonarle l’esiguo valore e peso di queste pagine. Essendo infatti lei, per sua consuetudine (oltre che per sua natura e per suo destino) scrittrice di storie in prosa, i suoi radi versi sono, in parte, nient’altro che un’eco, o se si voglia, un coro dei suoi romanzi; e, in parte, nient’altro che un divertimento, un gioco, al quale essa ama talvolta abbandonarsi senza troppo impegno, per semplice piacere della musica. Se, dunque, si è indotta a pubblicare questi versi l’autrice lo ha fatto soltanto nella speranza di rendere, a chi li leggerà, un poco di quel riposo, e divertimento, che lei stessa ne ha tratto nel comporli. Elsa Morante

Avete capito bene, l’autrice si scusa, avete mai letto una premessa così? Io mai, la prima volta che mi capita, e questa tenera insicurezza ha acceso in me, ancora di più, la voglia e la curiosità di conoscere i suoi versi. Finora avevo conosciuto la Morante solo come scrittrice di romanzi, non avevo idea che fosse anche poetessa, in effetti, questo aspetto della Morante non è mai stato considerato rilevante, e non lo è stato di sicuro negli anni della sua pubblicazione nel 1958. Tuttavia, oggi, la Morante poetessa ha finalmente trovato il posto che si meritava all’interno del ‘900, un posto assolutamente meritato, perché sfido chiunque a leggere i suoi versi e a non restarne sorpresi e affascinati. Io li leggevo e mi dicevo “Non è possibile!”

Troppo belli i suoi versi, perfetti, musicali, ti restano incollati alle dita, ai denti, mentre li ripeti tra te e te come un Ave Maria.

Vi propongo la mia preferita, Lettera, del 1946, giudicate voi:

Tutto quel che t’appartiene, o che da te proviene,
è ricco d’una grazia favolosa:
perfino i tuoi amanti, perfino le mie lagrime.
L’invidia mia riveste d’incanti straordinari
i miei rivali: essi vanno per vie negate ai mortali,
hanno cuore sapiente, cortesia d’angeli.
E le lagrime che mi fai piangere sono il mio bel diadema,
se l’amara mia stagione s’adorna del tuo sorriso.
Stupisco se ripenso che avevo tanti desideri
e tanti voti da non sapere quale scegliere.
Ormai, se cade una stella a mezzo agosto,
se nel tramonto marino balena il raggio verde,
se a cena ho una primizia nella stagione nuova,
o m’inchino nella santa campana dell’Elevazione,
non ho che un voto solo: il tuo nome, il tuo nome,
o parola che m’apri le porte del paradiso.
Nel mio cuore vanesio, da che vi regni tu,
le antiche leggi del mondo son tutte rovesciate:
l’orgoglio si compiace d’umiliarsi a te,
la vanità si nasconde davanti alla tua gloria,
la voglia si tramuta in timido pudore,
la mia sconfitta esulta della tua vittoria,
la ricchezza è beata di farsi, per te, povera,
e peccato e perdono, ansia e riposo,
sbocciano in un fiore unico, una grande rosa doppia.
Ma la frase celeste, che la mia mente ascolta,
io ridirti non so, non c’è nota o parola.
Ti dirò: tu sei tutto il mio bene, ad ogni ora
questa grazia di amarti m’è dolce compagnia.
Potesse il mio affetto consolarti come mi consola,
o tu che sei la sola confidenza mia!
Elsa Morante, Alibi, Einaudi.

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