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Di becco in becco

Una valle, 4 pollai, 1 piuma caduta, basta una parola ascoltata male e il più comune degli eventi si trasforma in un parapiglia!
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di becco in beccoA tutti piace ascoltare una storia e a molti raccontarle. Ci sono storie, poi, che piacciono tantissimo, siamo sinceri, e sono quelle legate a qualcuno che conosciamo bene o anche appena, non importa. Tipo: Tizio ha preso 6 nel compito d’italiano, ma, chissà come, dopo un paio di giorni dalla diffusione della notizia, finisce che Tizio rischia addirittura la bocciatura.

Oppure: Caio non può andare alla festa di Sempronio per motivi suoi. Et voilà, il giorno dopo Caio non è andato alla festa perchè proprio non sopporta Sempronio, me lo ha detto Tizio, quello che quest’anno verrà sicuramente bocciato.

Il fatto è che di bocca in bocca i racconti si arricchiscono sempre di nuovi dettagli e una quisquilia finisce per diventare una questione di Stato, tra grandi poi… uh che offese!

Di questo ci parla il libro Di becco in becco di Alice Keller e Veronica Truttero, Sinnos, una simpatica parodia di ciò che avviene comunemente tra i banchi, tra le classi, nei quartieri e in ogni città di ogni dove, se qualcuno, riportando un fatto, ci aggiunge un po’ di farina del proprio sacco. La storia si svolge in un pollaio, sì le protagoniste sono proprio delle galline, le quali, da una piuma caduta per sbaglio a una di loro, mentre si spazzolava prima di andare a dormire, finiscono per metter su addirittura un’ecatombe di galline! E sia chiaro, nessuno di loro era famosa per essere una pettegola ma, la tentazione di cambiare lo stato delle cose, il fatto di averle ascoltate da altre, magari anche da altri, è troppo forte e finisce per creare una confusione tale che si perde di vista la realtà dei fatti. Così, in una valle fino a quel momento tranquilla e ordinata, nel giro di un’ora regnano sgomento e indignazione, e tutto per cosa? Per una piuma caduta! E indovinate un po’? La notizia ormai diventata di dominio pubblico come un caso eclatante, finisce pure su La Gazzetta della Valle. Insomma, è proprio il caso di stare attenti a quel che diciamo e di ascoltare più di parlare, bocca o becchi chiusi e orecchie tese. Che dite, ci riusciamo?

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