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Cattivi maestri

Desideri per questo nuovo anno? Ispirarsi a cattivi maestri. Favella Stanca ha scelto dal cappello dei ricordi cinque predicatori scandalosi. Anzi, sei.
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C’è qualcosa di nuovo nell’aria, anzi, di antico: un’attesa triste degli ultimi colpi di gioia, con quel mood che ti viene dopo una sbronza storta. Sarà che il Nuovo Anno ha un sapore alterato dalle nostre parti, sarà che quest’anno la festa è stata sottovoce, suggestione mediatica della crisi o realtà che sia.

Mettici, poi, che le vacanze (sembravano infinite) dopo il giro di boa del Natale scivolano su un tapis rulant verso la mannaia della scuola. Rivedo i miei ragazzi schierati dai loro banchi, che supplicano di non dar loro troppi compiti, che hanno solo questo periodo per riposare, che i giorni non sono poi tanti come credo io.

Poveretti, è come dire al boia di colpire piano.

«Cosa vorrebbe per il 2013, Prof?» mi hanno poi chiesto. Qui si potrebbe scatenare la vena retorica di buoni educatori che alberga nella categoria, ma io ci rifletto su e taccio.

Ora che il Natale è passato, con lui il Capodanno, e che il dono ch’io volevo non l’ho avuto, me lo appunto qui, chissà che per il prossimo Babbo Natale o San Silvestro non facciano il miracolo.

S’io fossi…

Fortunato il tempo che non ha bisogno di eroi e fortunato il tempo che cerca i suoi maestri.

Volente o nolente, nella vita professionale e personale c’è sempre uno Joda che ci guida, coacervo di modelli positivi o negativi, imprinting che ci fanno parlare proprio in quel modo in quel momento e con rabbia ci sorprendiamo ad assomigliare negli anni a chi, da ragazzi, avevamo rinnegato. È il nostro destino.

Quando, però, varchiamo per la prima volta la porta dell’aula e ci prende il panico sotto la luce implacabile degli sguardi dei ragazzi, quando sono anni che insegniamo e dobbiamo trovare nuova forza, allora ci rivolgiamo a loro: i grandi maestri a cui vorremmo assomigliare un poco, che nella storia sono sempre stati cattivi maestri.

Socrate: insegnavacon l’esempio della sua vita. Insegnava per strada. Insegnava avvolgendo con la sua logica. Insegnava a non credere, ma a capire. Cattivo maestro: perseguitato come corruttore di giovani e di costumi.

Gesù: grande retore. Insegnava per strada. Insegnava a sconfiggere i pregiudizi. Insegnava racchiudendo la complessità nella semplicità. Calmo al limite della freddezza, rassicurante. Poche ire, ma memorabili. Cattivo maestro: perseguitato come blasfemo.

Ipazia: forse non cattiva maestra, ma sfortunata. Amante della sapienza, suscitatrice di amore per la sapienza. Conquistava con la bellezza delle sue parole.

Giovanna d’Arco: ha portato eserciti di bambini al massacro in nome della sua verità. Visionaria, carismatica come una dea, suscitatrice di passione come chi fermamente crede in ciò che fa. Cattiva maestra e basta, ma idolo delle folle.

Giordano Bruno: in un’epoca di neo oscurantismo religioso, ebbe il coraggio di non rinnegare il suo insegnamento e di sostenere le idee di altri rivoluzionari. Libero pensatore e perciò cattivo maestro: bruciato come eretico.

Quella maestra, quel prof (tuttora viventi): sì. Io li ho avuti entrambi. Non vistosi. Non chiassosi. Non facevano proclami. Non salivano sui banchi. Amavano e credevano. Tanto m’è bastato per seguirli.

Ci vediamo tra poco, al ritorno, cari ragazzi.

La vostra Prof, Favella Stanca

 

 

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