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Un oscuro complotto contro Babbo Natale

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Da qualche settimana, il pomeriggio all’uscita della scuola, Marta ritarda. Resta spesso in disparte e al centro di capannelli di alcuni compagni. Non mi è ancora chiaro cosa stia succedendo ma sospetto che il suo strano comportamento abbia a che fare con il B.A.Ba.Na.

La sera provo ad interrogarla senza fare pressioni ma è sfuggente e reticente. Controllo (non glielo dite!) il suo diario segreto ma ne ricavo solo inutili informazioni sulle sue amiche, le sue prime simpatie, le confidenze che non fa ai suoi genitori. Nulla che sia particolarmente interessante per un papà preoccupato e che teme che sua figlia, a solo sette anni, si stia mettendo seriamente nei guai.

Preoccupazioni e timori che sono nati quando, all’inizio dell’autunno, ho trovato, nascosta tra i giochi di Agnese (un chiaro tentativo di depistaggio!) una lettera ingiallita che risaliva all’anno prima.

L’ho letta e l’ho rimessa al suo posto per non destare sospetti e lasciare che Marta continuasse ad agire liberamente senza particolari precauzioni. Prima o poi, riuscirò a coglierla in fallo e a smascherarla.

Mi sono informato e ho fatto ricerche su internet ma di questa strana sigla (acronimo di Bambini Anti Babbo Natale) non c’è traccia. Se ci sono squadre d’azione sono nell’ombra. La propaganda è ridotta al minimo ed è fatta all’interno di gruppi chiusi, i cui invitati sono attentamente selezionati. La clandestinità è la regola d’oro degli associati.

L’organizzazione recluta solo bambini dai sei anni in poi e fino ai dieci. Prima, si è troppo ingenui e spiffererebbero tutto ai genitori. Dopo, si è troppo smaliziati e si rischierebbe di confondere le idee ai militanti.

L’affiliazione avviene su presentazione di un membro conosciuto ed è subordinata ad un giuramento di fedeltà alla Befana, fatto attraverso il rito del “salto della scopa” (su cui non mi dilungo perché rivelerei troppi segreti e potrebbe essere pericoloso per la mia sicurezza). Il fine principe della loro missione è l’impegno a sabotare tutte le manifestazioni dell’odiato nemico, Babbo Natale.

Non so se la Befana abbia mai risposto alla lettera di Marta e se abbia mai dato il suo benestare all’organizzazione. Non è che mi fidi tanto della vecchia megera ma non sarebbe la prima volta che fini criminali siano ispirati a persone o a idee incolpevoli e inconsapevoli.

Mi ritrovo la notte, insonne, a chiedermi se Marta sia stata circuita o occupi un ruolo rilevante nell’organizzazione, fino a che punto si sia spinta, quali azioni sia disposta a fare in nome di questa folle ideologia. Non è che abbia particolare simpatia per Babbo Natale o che mi preoccupi per lui (saprà bene come cavarsela!) ma avere una figlia coinvolta in azioni criminali è davvero scioccante.

Quando siamo insieme, durante i trasferimenti casa-scuola-luoghi delle attività settimanali, alle prese con qualche commissione per la mamma o a passeggio per il centro, osservo sempre attentamente se nei dintorni ci sono obiettivi sensibili (addobbi, manifesti pubblicitari, riproduzioni dell’uomo vestito di rosso) e faccio molta attenzione a che Marta non si allontani troppo da me.

Sono convinto che stiano organizzazndo un grosso colpo e che si siano dati un obiettivo ad alto rischio. Origliando alcune conversazioni fuori la scuola, mi sono fatto un’idea precisa sulle loro intenzioni per le prossime vacanze.

La strategia è semplice: colpire al cuore lo spirito natalizio. Sono previste tre mosse, ardite ma che, se andassero a buon fine, sposterebbero la simpatia di tutti i bambini del mondo a vantaggio della Befana.

  1. Mappare la città e individuare tutti gli Alberi di Natale da cui rubare le palline, in modo che con i loro tronchi, resi inutili per le feste natalizie, si possano costruire migliaia e miglia di scope.
  2. Assoldare e addestrare dei folletti-spia che, infiltrandosi tra i ranghi dei collaboratori di Babbo Natale, possano ritardare i lavori e costruire giocattoli difettosi, oltre che a rubare i brevetti dei suoi doni da consegnare alla Befana.
  3. Armarsi di asciugacapelli con cui sciogliere la neve, in modo da impedire alla slitta di Babbo Natale di arrivare agevolmente nelle nostre case ed evitare, così, che si guadagni la stima e l’affetto dei bambini con i suoi regali.

Non ho ancora deciso se informare il FOP (le Forze dell’Ordine del Polo, agguerriti folletti e guardie private di Babbo Natale) o provare a sventare da solo il loro folle piano, cercando di evitare che, con lo smantellamento dell’organizzazione, Marta possa pagare un prezzo troppo alto (anche se si fosse macchiata di atroci misfatti resta, pur sempre, mia figlia!).

Se vi capiterà, nelle prossime settimane, di leggere sui giornali notizie di attacchi allo spirito natalizio, vorrà dire che avrò fallito e che mia figlia e i suoi sodali continuano nella loro campagna a favore della Befana che, sono sicuro, nel frattempo se la ride sotto i suoi baffi sporchi di carbone.

 

Nota al post.

Al secondo anno di età di Marta, ho avuto la brillante idea di costringere lo zio a vestirsi da Babbo Natale per consegnarle i regali. Il risultato è stato che si è spaventata per il vocione e la barba bianca. Da quell’anno, Marta vuole che, la sera della vigilia, Babbo Natale le porti i regali ma che non si faccia vedere.

 

[La foto di copertina è tratta da pixabay con  licenza Creative Commons]

 

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