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Trieste e una ragazza

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C’è aria pesante, di guerra,

risuonano gli allarmi, si corre nei rifugi. C’è nervosismo, tensione, paura, gli strozzini vendono caffè, olio, zucchero a prezzi che non ci si può permettere di pagare, si ascolta Radio Londra con il volume basso in attesa di qualche speranza, di cogliere, nei messaggi in codice, l’arrivo degli americani che risalgono l’Italia troppo lentamente per chi vive a Trieste, c’è chi piange il figlio “che si è fidanzato” ovvero è andato con i partigiani e chissà se ritornerà mai a casa…

C’è tutto questo, eppure, altrettanto bene, si sente la leggerezza che soffia forte tra le pagine, così come soffia forte il vento della bora. Questa leggerezza non è superficialità ma è la vitalità di una ragazza che sta crescendo e non si ferma, forse ha anche paura, ma certamente non tanto da smettere di guardarsi intorno, sentire, osservare, vivere. E così l’aria limpida “tempo ideale per i bombardamenti” diventa, al suono degli allarmi antiaereo, un invito: mentre Trieste si svuota di colpo, Piazza Grande rimane deserta e non c’è posto migliore in cui pattinare, sembra una zattera per come si affaccia sul mare, mare in cui bisogna fare attenzione a non cadere quando la bora (sempre lei) soffia forte. E così, un altro giorno, mentre tutti corrono e si mettono al sicuro, la stessa ragazza ritorna di corsa verso casa per salvare il gatto Menelao, i palazzi intorno crollano, c’è giusto il tempo di mettersi al riparo in un rifugio prima di esserne bloccata all’interno dalle macerie. Eppure, anche in questo caso, mentre fuori tutto crolla, la ragazza gioca a dama con tre marinai, sepolti vivi insieme a lei (sepolti vivi: chissà che invidia – pensa – quando racconterà questa storia in giro!).

Sono anni di piombo,

non c’è alcun dubbio, ma sono anche (e per fortuna) anni di piume. Se, solitamente, nel racconto di una guerra c’è una Storia fatta di armi, soldati, battaglie vinte e perse, ci sono anche le tante storie di chi, pur non essendo in prima linea, una guerra l’ha egualmente vissuta. Come Fiamma, una ragazza vivace, forte e ironica, che di guerre ne ha vissute due in contemporanea: quella che incombeva su tutti e quella, tutta personale, dell’adolescenza. Fiamma è la voce narrante di Un chilo di piume un chilo di piombo, di Donatella Ziliotto, tornato in libreria grazie a Lapis Edizioni.

La voce di Fiamma in realtà è quella della stessa giovane autrice, che dai suoi diari di bambina ha preso spunto per la realizzazione del libro. Trieste durante gli anni della Seconda Guerra Mondiale, la famiglia, la scuola con la figura centrale di un’insegnante, Rita, a cui, tra gli altri, va anche la dedica del libro. È proprio Rita Cajola, la “professoressa strana” con il naso a palla nella faccia magra, ad indirizzare la giovane Ziliotto verso nuove letture (la produzione russa e americana), a contagiarla con il suo spirito anticonformista e il suo umorismo. Agli anni dei diari risale anche la lettura di Bibi, di Karin Michaëlis, personaggio letterario che segnerà la passione delle Ziliotto per il Nord tanto da portarla, ventenne, a percorrere in bici la Danimarca, viaggio che le farà conoscere altre importanti voci per l’infanzia, come quella di Astrid Lindgren e di Tove Jansson.

Grande è il debito

di riconoscenza della letteratura per ragazzi in Italia nei confronti di Donatella Ziliotto: la ragazza dei diari che diventeranno il racconto che leggiamo anche oggi è la stessa che, una volta cresciuta, porterà il suo spirito e le sue passioni, di “indomita amazzone” come la definisce Antonio Faeti, nel suo lavoro. A lei dobbiamo la comparsa in Italia di libri in compagnia dei quali sono cresciuti tanti bambini e ragazzi (e continuano a crescere ancora), a partire da Il Martin Pescatore (“I classici di domani per la gioventù”), la collana di libri da lei creata nel 1958 e da lei diretta fino alla chiusura per l’editore Vallecchi. Il primo dei “classici di domani” è Pippi Calzelunghe, ma nella collana non mancano altri nomi, come quelli di Tove Jansson e di Michael Ende che poi confluiranno ne Gl’Istrici, un’altra collana creata e diretta dalla Ziliotto per la Salani, dal 1987 (e alzi la mano chi è cresciuto senza alcun volume de Gl’Istrici).

Direttrice di collane, traduttrice, autrice per la televisione, consulente editoriale, scrittrice lei stessa, Donatella Ziliotto è una figura centrale nella letteratura per l’infanzia, per questo un chilo di grazie non bastano per la casa editrice Lapis che ha riportato in libreria questo prezioso libretto, pubblicato per la prima volta nel 1992 da Einaudi Ragazzi e nel 2002 da I Delfini Fabbri Editori, a cura di Antonio Faeti. Ad accompagnare la recente edizione, ritroviamo le belle illustrazioni di Grazia Nidasio, ma anche alcune fotografie di famiglia e una nuova prefazione affidata alla voce amica di Bianca Pitzorno.

Leggere Un chilo di piume un chilo di piombo vuol dire leggere un classico e il perché lo ritroviamo chiaramente nelle parole di Faeti:

“… la ragazzina ha un proprio spazio, sa che se si lascia rubare l’adolescenza adesso non potrà più riaverne un’altra. E quindi non teme di riempire di eventi le proprie giornate, non ignora e non nasconde nessun rischio, neppure la tremenda ipoteca che grava sul padre, mezzo ebreo. Il combattimento attuato contro la guerra si deve ritenere attuale, di oggi, perché tutti gli adolescenti devono porsi, perfino nel tempo della cosiddetta pace, la stessa domanda: ho solo questa adolescenza, sto davvero vivendola, la uso davvero? E quelli che oggi sono spenti, travolti dall’inedia, dalla noia, dal conformismo, da uno sterile narcisismo, hanno comunque perso la loro guerra.

Ecco dunque, fra l’altro, perché questo libro è un classico. Dovrà essere sempre proposto agli adolescenti in perpetua crisi, e far loro intendere che non si cede, neppure quando il peso degli eventi è tragico, sconsiderato, incalcolabile”.

Premio speciale della giuria,

Un chilo di piume un chilo di piombo sarà premiato, insieme agli altri vincitori, nel corso della cerimonia di Premiazione della 35ma edizione del Premio Andersen, sabato 28 maggio (tanti gli eventi a Genova che segnano l’edizione 2016 del Premio, vi consigliamo di dare un’occhiata al programma qui), inoltre venerdì 27 maggio alle 17.30 nella Sala del Munizioniere del Palazzo Ducale di Genova avrà luogo un Omaggio a Donatella Ziliotto e, per la prima volta, saranno esposti, presso il Museo Luzzati (sede della cerimonia di premiazione), i diari originali che Donatella Ziliotto scrisse durante la sua infanzia triestina, tra il 1940 e il 1945.

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