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Superman

Eccoci nel Kansas, precisamente nella città di Metropolis. Alla redazione del Daily Planet ci aspetta niente popò di meno che Superman.
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Eccoci nel Kansas, precisamente nella città di Metropolis.

Alla redazione del Daily Planet ci aspetta niente popò di meno che Superman, ehm, cioè, al momento sarà solo Clark Kent.

Appena arrivati ci fanno bere litri di caffè insipido, in compenso però ci offrono ottime ciambelle. Mentre ne addento una ecco che arriva Clark, “WOW quanto è alto” penso. Mi stringe la mano ma in pratica me la stritola e ci conduce nel suo ufficio. Io sistemo il microfono e gli chiedo:

“Signor Kent, visto che sono venuta fin qui per intervistare il suo alter ego, non sarebbe meglio se lei adesso, ehm, come dire, si cambiasse?”

Lui impacciato:

“OH ma davvero? Come vuole… solo non credevo lei avesse capito che… insomma…”

Io lo guardo incredula e rispondo:

“Vuole, che non sappia la verità? Che razza di giornalista mi crede? E soprattutto, c’è davvero ancora gente che non la riconosce solo perché indossa un paio di occhiali?”

“Beh, sì, è così, almeno a Metropolis.”

“Una città di tipi furbi!” faccio io.

All’improvviso smette di parlare, ed Oplà, ecco davanti a me Superman. Senza il completo gessato, dentro a quella tutina ogni muscolo fa mostra di sé, la tartaruga sugli addominali praticamente mi saluta.

Cerco di contenermi e incominciamo.

“Bene, Superman, mi dica, è difficile fare il suo lavoro?”

“Lo è. Non perché sia faticoso, ma perché non si riesce mai a finire una cena, a leggere un libro in santa pace. Fare il super eroe vuol dire non avere una vita privata. Nel bel mezzo di un bel film devo scappare perché sta crollando un palazzo, o c’è un incendio, o una rapina, insomma, non ho mai del tempo libero, e sono stressato.”

“Cosa fa per combattere lo stress?”

“Prima facevo puzzle, ma con la mia super vista era troppo facile, li terminavo subito. Poi mi sono iscritto in piscina ma nuotavo così forte che provocavo onde anomale che allagavano tutto e perciò mi hanno cacciato.”

“E quindi?”

“Adesso faccio yoga e vado da uno psicologo

“Un super eroe che va in analisi… non lo avrei mai detto. E mi dica, come procede la sua storia d’amore con Lois?”

“AH, sapete anche questo; diciamo che abbiamo alti e bassi. Forse avrei bisogno di una donna più accorta, una, che non finisca ogni 5 minuti nei guai!”

“Già, lei ormai l’avrà salvata mille volte. Insomma, mi par di capire che lei vorrebbe una vita normale.”

“In un certo senso si. Per esempio vorrei giocare a baseball senza lanciare la pallina fuori dall’atmosfera terrestre.”

“Però ci saranno pure degli aspetti positivi nell’essere l’uomo più forte del mondo?”

“Si, in effetti non mi scotto col caffè caldo. Non faccio le code in macchina nell’ora di punta. E poi, la cosa più importante, salvo l’umanità da ogni genere di pericoli.”

A questo punto, non resisto, l’intervista non può finire senza una bella foto. Schiaccio l’occhio al fotografo che inforca la video camera e in un baleno mi butto giù dalla finestra.

Superman mi precede, mi prende in braccio e si ferma sul davanzale della finestra.

Ecco la foto che ci voleva, possiamo andare. 

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