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Tonino, monello invisibile

Avete mai desiderato di diventare invisibili? A scuola, verifica, avete tentato di appiattirvi sul banco per evitare di essere beccati dal prof?
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Autore/i: Gianni Rodari
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Nessuno può costringere un povero ragazzo a risolvere problemi e a studiare cinque pagine di storia il giorno in cui compie dieci anni. E difatti nessuno mi ha costretto. Però, adesso, che cosa racconto al maestro?

Quante volte avete desiderato, pregato, immaginato di diventare invisibili?
A scuola, per esempio, proprio nel giorno della verifica, quante volte avete tentato di mimetizzarvi, di appiattirvi sul banco per evitare di essere beccati dallo sguardo segugio del prof? Occhiali in punta di naso, dito indice che scorre lento sul registro e inesorabilmente si ferma sul vostro nome: terrore!

Ebbene, Tonino ha avuto l’occasione di sperimentare l’invisibilità, grazie alla quale (beato lui) ha potuto saltare l’interrogazione. Gli è bastato desiderare ardentemente di sparire:

Tonino guardò disperatamente la porta chiusa, le finistre sbarrate per tener fuori la nebbia di novembre. Ah, poter fuggire là fuori, nascosto da un mantello di nebbia; poter diventare invisibile, almeno per un giorno!

Detto fatto. Tonino diventa INVISIBILE e spalanca le porte al suo spirito monello!

Le avventure di Tonino l’invisibile

Per cominciare, si gusta questa meravigliosa sensazione combinando qualche scherzetto ai suoi compagni di classe, sbigottiti di fronte a una lavagna che si muove da sola.
Elettrizzato dal suo nuovo magico potere, il nostro piccolo Houdini se ne va un po’ in giro per la città. Dopo essere salito a bordo di un autobus e aver fatto esplodere una bagarre tra i viaggiatori, turbati dalla strana sensazione che in mezzo a loro vi fosse un fantasma, scende al volo e tira dritto in pasticceria, dove fa man bassa di dolci e leccornie, attribuendo incosapevolmente la responsabilità del furto a un distinto cliente “con i baffetti sotto il naso e l’ombrello appeso al braccio”. Non sapendo che fare, Tonino se la svigna a gambe levate per infilarsi aggratis in un cinema! Che bellezza, penserete. E invece. 

E invece no, perchè alla fine il monello si stanca della sua invisibilità. Eh già, si sente parecchio solo: nessuno lo può vedere nè ascoltare, non può giocare con i suoi amici, non può parlare con i genitori nè avere da loro qualche cenno di affetto.

Tuttavia, nel pieno dello sconforto, una bambina viene in suo soccorso, l’unica a poterlo vedere, forse perchè, pur essendo visibile, è sempre molto sola: nessun coetaneo sembra averla notata e nessuno gioca con lei.

StefanoTurconi
Illustrazione di StefanoTurconi

Così, alla fine delle sue avventure, Tonino inizia a riflettere sul significato dell’essere soli e impara a notare ciò che prima non era in grado di vedere, a guardare più in là del proprio naso:

Ora Tonino ha capito che nella vita non ci sono soltanto le cose facili e divertenti, ma anche difficoltà, problemi sciocchi e temi noiosi. Non sempre, ma qualche volta ci sono. Ma le difficoltà cosa sono? Una scala da salire, un ostacolo da saltare. Saltato l’ostacolo, ti trovi in mezzo ai cari amici, o seduto nel banco ad ascoltare tranquillo la serena parola del maestro, o in casa a chiacchierare col babbo (…)

Le avventure di Tonino l’invisibile di Rodari uscirono tra il 1954 e il 1955 in dieci puntate su “Il Pioniere”, settimanale per bambini e ragazzi diretto dallo stesso autore novarese. Nel 1985 furono riunite in un unico volume da Editori Riuniti, con le illustrazioni di Emanuele Luzzati. Tonino è stato anche illustrato da Paolo Cardoni, Alessandro Sanna (Emme Edizioni, 2009) e Stefano Turconi (Einaudi Ragazzi, 2010).

L’innovazione di Rodari

Rodari (che abbiamo già incontrato qui e qui) sbircia nel mondo dell’infanzia con delicatezza ed ironia e ne descrive con semplicità le dinamiche complesse, sfiorando temi come l’amicizia e la solitudine. Lo scrittore, vincitore del Premio Andersen nel 1970, è stato un indiscusso innovatore nella letteratura per ragazzi: con le sue favole e i suoi racconti, originali e divertenti tanto dal punto di vista formale quanto contenutistico, ha svecchiato la prassi educativa e pedagogica che imperava dal dopoguerra. Ancor oggi è una figura di riferimento per il mondo dell’infanzia, o almeno per chi crede “nella necessità che l’immaginazione abbia il suo posto nell’educazione”.

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