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Mi ispira… Italo Calvino!

Che le fiabe sono vere lo sappiamo, però è sempre meglio ricordarlo ogni tanto!
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Dicembre è iniziato, le luci natalizie illuminano le strade bagnate di pioggia, si esce con la sciarpa tirata su fino agli occhi, si ha voglia di camino, di carta da regalo rossa e dorata, di biscotti  e cioccolata calda, di un cucciolo morbido da accarezzare e del profumo di dolci appena sfornati, di canzoncine di Natale e racconti fantastici. Il Natale è la festa delle mamme e dei papà, dei nonni e delle nonne, di tutti quelli che conservano una scintilla di romanticismo anche quando vanno a lavoro in metropolitana o mentre fanno la fila alle poste, ma soprattutto il Natale è dei bambini. Allora è proprio ora di riprendere in mano la raccolta o il romanzo che preferite di Italo Calvino e fare un ripasso.

“Papà” dissero i bambini, “le mucche sono come i tram? Fanno le fermate? Dov’è il capolinea delle mucche?”
“Niente a che fare coi tram” spiegò Marcovaldo, “vanno in montagna.”
“Si mettono gli sci?” chiese Pietruccio.
“Vanno al pascolo a mangiare l’erba.”
“E non gli fanno la multa se sciupano i prati?”

(da Marcovaldo)

I bambini ne sanno sempre una più degli adulti, sono più furbi, più fantasiosi, più intelligenti. Italo Calvino lo sapeva, per questo amava tanto raccontare. I suoi racconti sono pieni di curiosità infantili, di domande intelligenti, di storie apparentemente assurde ma con un proprio filo logico.

Solo una mente aperta all’impossibile avrebbe potuto, infatti, concepire una trilogia come quella formata da “Il Visconte Dimezzato”, un uomo diviso in due metà, una buona e una cattiva, da una palla di cannone, “Il Barone Rampante”, un ragazzino che decide di andare a vivere sugli alberi e ci resta per sempre e “Il Cavaliere Inesistente”, un’armatura vuota che cammina e agisce, proprio come un essere umano.

Le storie di Calvino sono tristi, allegre, ridicole, assurde, antiche e moderne. Si prestano a miliardi di interpretazioni, vanno bene per i piccoli e sono perfette per i grandi, sono adatte ai sognatori come ai pragmatici, a quelli che amano gli schemi e a chi andrebbe volentieri a vivere su un albero, a chi si sente diviso a metà, buono o cattivo, e non sa decidersi e a chi ha, ogni giorno, a che fare con armature vuote che agiscono di loro iniziativa o a chi, a volte, si sente intrappolato in quell’armatura.

Sono fiabe da leggere, sentire, disegnare. Sono storie per viaggiare.

Italo Calvino ha amato profondamente l’Italia, l’Italia delle vecchie leggende e delle tradizioni popolari, l’Italia tutta intera, unita dal nord al sud: gran viaggiatore, non riusciva a stare fermo un solo momento. I suoi viaggi sono tutti nei suoi libri, nella sua maniera vivace e profondamente ironica di vedere il mondo.

Se ne avete voglia, potete fare un giro a Roma, al Palazzo delle Esposizioni, dove fino al 20 gennaio 2013 le fiabe di Italo Calvino prendono vita e diventano bellissime illustrazioni, in una mostra-laboratorio che è anche un po’ un viaggio nel mondo bizzarro e sempre giovane dello scrittore. Diciotto illustratori, di cui dieci italiani e otto francesi, che hanno interpretato in maniera personalissima le “Fiabe Italiane” di Calvino: c’è il reuccio che si trasforma in pappagallo, il paese dove non si muore mai, Cappuccetto rosso con l’immancabile cestino delle vivande, la famosissima favola di Colapesce…

Un viaggio nel Regno delle Fiabe, assieme ad una guida d’eccezione, quell’Italo Calvino che affermava, con sicurezza: “io questo credo: le fiabe sono vere”. Perché che le fiabe sono vere, è la prima cosa che bisogna insegnare ad un bambino, così, con una tazza di cioccolata fumante, la coperta tirata sui piedi, l’albero addobbato, un bel fuoco davanti o anche senza nessuna di queste cose, ma con un buon libro in mano, sarà sempre un magico Natale.

 

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