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Storia di una principessa e della sua forchetta, Annalisa Ponti [recensione]

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Teodora ha dodici anni, è una bambina e ha tante domande sul mondo e sulla vita. Ma Teodora è anche una principessa e ha dei doveri, per esempio sposare l’uomo che i suoi genitori hanno scelto per lei. Sembra una storia del passato come tante, una storia lontanissima dai nostri tempi, e invece… cosa c’entra la forchetta del titolo? Bene, ve lo spiegherò! Perché, pur essendo ambientata nel Medioevo, questa è una storia modernissima, da far leggere a tutti i bambini!

cover
Editore: Rizzoli
Collana: RAGAZZI
Prezzo: 10.90 €
Pagine: 224
Formato libro: 20 x 13
Tipologia: BROSSURA
ACQUISTA: RIZZOLI

TRAMA

È l’anno Mille, più o meno. Per suggellare l’amicizia tra Venezia e Bisanzio, la principessa bizantina Teodora andrà in sposa al secondogenito del doge. Teodora ha dodici anni, e sbarca in laguna insieme alla balia e a un ricco corredo di tappeti, porcellane e tessuti preziosi. Viene dalla splendida Bisanzio, lei, ed è abituata a essere servita. Ben diversa la Venezia in cui approda, piccola città di pescatori e mercanti, palazzi semplici e strade maleodoranti. Teodora e Giovanni si piacciono subito. I veneziani, invece, scrutano con diffidenza la stravagante principessa che – scandalo! – mangia con la forchetta e si fa il bagno in una vasca. In particolare, Piero il Castigatore… Ma chi la fa l’aspetti! Una storia medievale quasi vera che si prende gioco di tutti i pregiudizi.

Nell’anno Mille non era strano che i genitori decidessero di stringere accordi con altri Paesi usando i propri figli: succede così per Teodora, dodici anni, principessa bizantina, che dai genitori è stata destinata a sposare Giovanni, figlio del doge di Venezia. Teodora è spaventata dalla nuova vita che l’aspetta, dovrà trasferirsi a Venezia, una città che non conosce, e incontrare persone molto diverse da lei, ma Teodora è una principessa coraggiosa, incuriosita dal mondo e dalle differenze e affronterà questa nuova sfida con intelligenza e passione.
Quando si ritrova a Venezia con la sua nutrice, Teodora comprende che il mondo che conosceva fino a quel momento è rimasto a Bisanzio: un mondo fatto di palazzi enormi, abiti eleganti, bagni profumati e… forchette d’oro. Sì, perché la nostra Teodora non è abituata a mangiare con le mani, come fanno i veneziani. All’inizio Venezia le sembra una città piccola, con palazzi spogli, severi e usanze un po’… selvagge. Ma Teodora ha una mente aperta, pronta a ricevere tutte le differenze e ad amarle e con l’aiuto di Giovanni, suo promesso sposo e come lei coraggioso e aperto alle novità, inizierà a comprendere quel nuovo mondo e ad amarlo.
Non tutti però la pensano come lei, a Venezia gira per le strade Piero il Castigatore, che predica la fine del mondo e chiede a tutti di pentirsi se non vogliono finire all’inferno. A Piero la nuova arrivata appare come una minaccia, col suo mondo superficiale fatto di vasche da bagno (a Venezia ci si lava con una brocca d’acqua fredda, non ci si immerge in una tinozza d’acqua profumata!), portantine (a Venezia si cammina a piedi, non trasportate sulle spalle dei servitori) e forchettine d’oro (a Venezia, si mangia con le mani). La diversità di Teodora la rende nemica, Piero il Castigatore la descrive come un mostro (addirittura una sirena!) giunta a Venezia per rovinarli tutti. E la gente inizia a credergli, finché la piccola Teodora non decide di dare una lezione a tutti quanti, architettando con l’aiuto di Giovanni, uno scherzo che farà comprendere ai Veneziani quanto sciocche siano le loro paure.

Questa è una storia di principesse, sì, e di un matrimonio combinato ma è soprattutto la fiaba a lieto fine dell’incontro di due mondi diversi, che all’inizio si temono e poi inizieranno ad amarsi, perché l’intolleranza nasce dalla paura e dall’ignoranza e può essere superata tendendo la mano verso quello che sembra il nemico. Questo romanzo insegna ai ragazzi che ogni cosa quando è diversa da noi può sembrarci ostile e pericolosa, anche una banalissima forchetta, ma che se si ha l’intelligenza e l’umiltà di guardare meglio, di comprendere la storia e le ragioni dell’altro, scopriremo un mondo non solo bellissimo, nuovo, affascinante ma anche profondamente simile al nostro.

Bisanzio e Venezia, due mondi lontanissimi, finiranno per influenzarsi a vicenda e impareremo che Venezia è così bella anche per aver accolto fra le sue strade e i suoi palazzi culture diverse, che ne hanno influenzato la storia e l’architettura.

Questa fiaba, raccontata con intelligenza e ironia da Annalisa Ponti, è una perfetta lettura per tutti i ragazzi, per imparare fin da piccoli che il progresso nasce dall’incontro fra culture diverse, dalla voglia di sondare i misteri, dalla curiosità che ci fa aprire le braccia. Sembra voglia dirci: scendete dalla portantina, scostate le tende della finestra, apritevi al mondo per abbracciarlo, diventate più ricchi, meno paurosi, più felici.

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