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Una ricetta miracolosa

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Libri a tavola!

Questa estate, durante la mostra Libri a tavola! Pagine appetitose per piccoli lettori, abbiamo conosciuto, grazie a tanti libri diversi, diversi modi per parlare di alimentazione. Apparecchiando una vera e propria tavola, abbiamo voluto rendere la lettura un momento di socialità e condivisione, proprio come il momento dei pasti, quando per accogliere un nuovo arrivato basta aggiungere una sedia, un piatto, un bicchiere e le posate necessarie.

La rubrica Libri a tavola! non si è chiusa con la mostra di agosto, ma continueremo ad aggiungere “un posto in più” ogni volta che in libreria troveremo un volume legato al cibo, secondo le tantissime declinazioni dell’argomento.

ricetta

Gaëtan Dorémus, Una ricetta miracolosa, Terre di Mezzo Editore

Dopo essersi fatto notare alla Bologna Children’s Bookfair 2015, vincendo il premio della sezione speciale Books & Seeds, arriva in Italia, pubblicato da Terre di Mezzo Editore, Una ricetta miracolosa (Frigo vide, ovvero “frigorifero vuoto” nella versione originale, pubblicata da Seuil Jeunesse), scritto e illustrato da Gaëtan Dorémus.

Due sono gli elementi che caratterizzano principalmente l’albo, lo sviluppo della narrazione in verticale, che riprende la verticalità del palazzo che fa da scenario alla storia, e l’uso dei colori.

La storia

Alla fine di una giornata come tante, in cui ognuno ha avuto il suo da fare, arrivati a sera, può accadere di rendersi conto di non aver niente in frigorifero o in dispensa e di non far più in tempo a comprare qualcosa per la cena. Una vera e propria catastrofe, almeno così sembrerebbe.

Il primo a rendersi conto del rischio di restare a stomaco vuoto è Andrea che, con le sue due carote, sale da Nicola, il vicino del primo piano, per chiedergli qualcosa in prestito con cui metter insieme un piatto. Anche Nicola però è messo male, ha solo due uova e del formaggio e anche con quelli, pur aggiungendoci le carote di Andrea, si combina poco. Così, Nicola trascina Andrea al secondo piano dove vive una famiglia che, nel frattempo, è alla ricerca di una ricetta miracolosa che possa realizzarsi solo con del peperone verde e dell’erba cipollina…

La salita continua e sulle scale si è sempre più numerosi, alla fine tutto il condominio si troverà nell’ampio soggiorno della signora dell’ultimo piano. Tanti ingredienti, poco utili da soli, insieme possono realizzare un delizioso tortino che sfami tutti. Certo, gli ingredienti non bastano, occorre anche mettersi all’opera in cucina e anche lì il contributo di ognuno è ben accetto. Arrivati in cima al palazzo, affacciandosi al balcone, gli abitanti del palazzo scorgono che anche gli abitanti dei palazzi intorno si sono riuniti per cucinare insieme e anche le strade, le piazze e i viali si sono riempite di grandi tavolate dove socialità e cibo vanno di pari passo. Sembra quasi un sogno…

Lascio a voi scoprire il finale che ci riporta, come un veloce ascensore, alla base del palazzo per tornare al secondo elemento che diventa guida nella storia: l’uso dei colori.

I colori

In un mondo inizialmente senza colori, incontriamo, per ogni piano, un colore che segna lo spazio abitato dal personaggio e l’alimento (o gli alimenti) a sua disposizione, arancione per le carote di Andrea, giallo per il formaggio e le uova di Nicola, rosso per la casa di Clara e i suoi pomodori, bianco per la casa di Rosina che ha solo farina, burro e latte… All’interno della casa bianca di Rosina, grazie al lavoro collettivo dei vicini, i colori degli ingredienti si mescolano in un unico gustoso piatto e gli stessi personaggi prendono colore (quello dei propri ingredienti e della propria casa), così come prende colore la gente per strada e nei palazzi accanto nel momento in cui tutti si riuniscono e il pasto non è più solo un “metter qualcosa sotto i denti” per nutrirsi ma anche un momento di gioia, di condivisione, di comunicazione e conoscenza reciproca. Così quando tutti i colori sono messi insieme nella tortiera ogni personaggio ritrova il proprio colore, come se fosse la sua essenza, e alla fine viene da pensare che, anche su una scala molto più vasta di un palazzo, potrebbe essere veramente semplice mettere insieme le proprie risorse per stare meglio (e insieme) tutti. Il “Buon appetito” che chiude il libro sembra un augurio rivolto ai lettori, esclamato ad alta voce al di là delle pagine.

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