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Quanta terra serve a un uomo?

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Quanta terra serve a un uomo per essere felice?

Quanta terra serve Tolstoj_cover

C’è un contadino giovane. Un contadino giovane ha bisogno di un pezzo di terra. Un pezzo di terra ce l’ha già, ma se ne avesse un po’ di più, sicuramente potrebbe coltivare il grano. Forse diventerebbe ricco. Forse, allora, sarebbe felice.

Il contadino, ora, ha il suo pezzo di terra, ma se possedesse quella terra che sta al di là del Volga, che potrebbe assicurargli il raccolto nei tempi di magra, allora sarebbe più tranquillo. Forse, allora, sarebbe anche più felice.

Il contadino trascorre tutta la vita proteso a raggiungere un pezzo di terra più fertile, più largo, più redditizio, più di tutto quello che ha già raggiunto: è la parabola della nostra vita.

La domanda che dà il titolo al racconto di Tolstoj, riletto da Annalise Heurtier e illustrato dalla mano poetica di Raphaël Urwiller, nel catalogo di Orecchio Acerbo, in una versione splendente di una semplicità perfetta anche nelle miniature naïf calde di oro, di rosso, di blu, dove tocchi con gli occhi l’incontentabile avidità dell’uomo, incarna pagina dopo pagina, passo dopo passo dietro il contadino Pacome la nostra domanda: quanto mi serve per essere felice? Non si tratta di una opposizione banale tra avere ed essere, in tempi in cui la misura del nostro essere si riduce a quella del nostro possedere. Non è solo l’antico adagio: tutto è vanità. È una domanda più profonda che ha che fare con l’insoddisfazione umana, che questo snello, preziosissimo album si presta benissimo a spiegare anche ai nostri bambini: nella loro piccola esistenza, tutte le volte che puntano i piedi capricciosi perché quel giocattolo che non hanno li renderebbe più felici, i bambini fanno già esperienza della noia inquieta e malinconica che costringe Pacome a non fermarsi mai nella sua ricerca di un “pezzo di terra un po’ più in là”, come un Ulisse in vesti più umili. Per mutare scenario e profilo, ai ragazzi più grandi Pacome ricorderà Seneca, quando illustra al proprio amico Sereno, nel suo dialogo Sulla tranquillità dell’animo, l’inquietudine insoddisfatta che impedisce all’uomo il vivere bene:

Innumerevoli sono, una dietro l’altra, le particolari caratteristiche, ma uno solo il risultato: non essere in pace con se stessi

Pacome, sempre instabile, sempre sospeso in bilico tra ciò che ha e ciò che ancora non possiede, senza accorgersene, trascorrerà dalle “ore bianche e ghiacciate” della sua Siberia a un piccolo rettangolo di terra nera che accoglierà il suo cadavere, grande proprio come lui, niente di più, niente di meno. Quanto serve a un uomo.

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