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Punteggiatura… mon amour!

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C’è un romanzo che si intitola <. >.
Il romanzo è questo:

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Si tratta dell’opera di un autore cinese, Hu Wengliang, della provincia dello Shanxi, e potrebbe essere un buon esercizio di scrittura questo, di cercare di tradurre lo spartito dei segni interpuntivi con una narrazione, ma per le classi prime e seconde della Scuola Secondaria di I grado “Olivieri” di Pesaro, con cui ho appena concluso una serie di laboratori interamente dedicati alla punteggiatura, ho preferito l’opera di Josef Hiršal e Bohumila Grögerova, Lite (1968) come esercizio di improvvisazione orale:

lite

A conclusione dei laboratori, abbiamo avuto la possibilità di fare una performance a teatro, costruendo un copione tratto da tutti i testi che i ragazzi hanno scritto durante le ore di lavoro a scuola, e chiamandola Festival per mantenere e consolidare l’idea di un lavoro con un’anima varia e ricca e decisamente aperta all’ascolto partecipativo.

Fare punteggiatura con i ragazzi è stato per prima cosa, per me, parlarne come se si trattasse di movimento, di fiato. Il perché è chiuso nel senso che ho sempre dato alla lettura e dentro la lettura alla letteratura: fantasmi di suono, echi, costruzioni abitate, per prima, dalla percezione.

Le quattro funzioni della punteggiatura sono state ogni volta ripetute, come una proiezione che potesse essere colta al momento, e anche ricollocata a distanza di tempo, lungo tutto il lavoro svolto.

La funzione metalinguistica con esempi di corsivi tratti Alice nel paese delle meraviglie:

ALICE

La funzione segmentatrice con esempi di dialoghi, di periodi che mostrassero il valore limitativo della virgola e il conseguente cambio di senso del testo, e anche con uno dei tanti esercizi proposti da Simone Fornara in Alla scoperta della punteggiatura, quello dove una virgola determina il cambiamento radicale del carattere del personaggio.

Anna è in casa e a un certo punto sente un gatto miagolare, apre la porta, lo accoglie, gli chiede se ha fame, il gatto è un gatto parlante e le risponde che sì, ha fame, così si spostano in cucina e mangiano insieme.
A questo punto una prima versione del testo (che i ragazzi hanno illustrato con quattro vignette) riporta questo finale:

Anna mangiò per prima, la micia parlante poi lappò tutto il latte e finì anche la torta. Che brava bambina era Anna!

anna buona

                                                                                          Emma, 13 anni

E una seconda versione del testo presenta quest’altro finale:

Anna mangiò per prima la micia parlante, poi lappò tutto il latte e finì anche la torta. Che brava bambina era Anna!

anna cattiva

                                                                                     Angelica, 13 anni

Il carattere del personaggio, licenziato dall’esclamazione finale, si ridisegna interamente grazie alla posizione di una virgola.

Per la funzione sintattica, questo meraviglioso momento di Noi, dove il due punti sta per cioè, ovvero, e disvela il mondo interiore del bambino fino a quel momento messo ai margini – è una chiarificazione sintattica al centro della rivoluzione narrativa: Occhione, come viene chiamato dai compagni di scuola, non era matto, non era stupido, non era diverso – nella demiurgia del suo gioco, raccoglieva tesori di amici nascosti:

NOI

Sul due punti come lampadina che fa emergere alla vista ciò che è contenuto in una stanza buia (stanza che potrebbe essere una persona, una cosa, un’emozione o un ricordo), i ragazzi hanno lavorato prima con la sintassi poi con il due punti.

Il mio sport preferito cioè il calcio, perché mi rende libero di esprimermi.
Il mio sport preferito: il calcio, che mi rende libero di esprimermi.

                                                                                       Francesco, 13 anni

E poi questo testo di Alessandro (12 anni), dove la stanza illuminata che è la madre diventa momento di riflessione che disorienta nella slogatura del confronto finale (e lei, e io):

Mia madre: la persona che mi vuole tanto bene, che mi aiuta sempre in tutte le cose che non riesco a fare e che dedica tutto il suo tempo a sentirmi per diventare bravo, e lei perde tutto il suo tempo per ottenere il lavoro dei suoi sogni e io la ripago con il non essere bravo a scuola.

La funzione emotivo-intonativa, ogni volta ricordata con esempi tratti dai fumetti, con la centralità del ruolo svolto dai singoli segni, ma ogni volta anche avviando un lavoro capace anche di sganciare la punteggiatura dalla teoria delle sue funzioni, di metterla nel flusso del discorso perché diventi possibile un sentimento della punteggiatura esattamente dentro il discorso.

Perché, insomma, si possa leggere la punteggiatura come spartito del pensiero.

Continua…

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