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Il primo libro non si scorda mai

Se cercate un buon motivo per leggere il nuovo libro di Carla Ida Salviati, bè, vi avviso, ne abbiamo trovati un bel po'!
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67323nPartiamo dal titolo: Il primo libro non si scorda mai (Giunti), bello e assolutamente veritiero. Ovviamente, fa riferimento al primo libro che ci ha fatto un graffietto nell’anima, quello che ci ha marchiato a vita instillandoci la passione per le storie. Allora, forse, dovremmo dire che la prima storia non si scorda mai.

Andiamo al sottotitolo: Storie e idee per innamorarsi della lettura tra 5 e 11 anni. Io ho un figlio di 7 anni (gran lettore) e, mentre leggevo il libro, gli ho chiesto quale fosse il suo primo ricordo letterario, quale personaggio. Ci ha pensato un attimo e mi ha detto: “Il lupo che si credeva bello!”. È passato molto tempo da allora e non ricordava il titolo, si tratta di Sono io il più bello di Mario Ramos (Babalibri). In effetti, ci siamo divertiti molto con la storia del lupo vanitoso, penso d’averlo letto per 100 sere consecutive, tanto che mio figlio, allora treenne o forse meno, ormai lo conosceva a memoria. A quel punto gli ho chiesto di darmi altri due titoli, stavolta non ha avuto bisogno di pensarci: Prosciutto e uova verdi e Dinodino!, rispettivamente del Dr Seuss (Giunti Kids) e di Stefano Bordiglioni (Edizioni EL).

È chiaro che, mentre leggevo, cercavo di capire se avevo, in qualche modo, fatto un buon lavoro nella scelta dei titoli che via via ho proposto a mio figlio in questi anni, però, andando avanti con la lettura, ho capito che non aveva importanza, non dovevo superare nessun esame, non dovevo concentrarmi su di me, ma sul lettore che oggi ho di fronte che è, sì, in qualche modo stato forgiato da me, ma è anche, adesso, autonomo nelle scelte, nonché nella lettura. Oggi non scelgo io cosa leggere, però leggo ancora ad alta voce per lui. Questa è una scelta, un vezzo, che ancora non siamo pronti, né io, né lui a abbandonare, col benestare dell’autrice e di molti addetti ai lavori.

Passiamo all’autrice, Carla Ida Salviati, consulente del Centro per il libro e la lettura, giurato del Premio Strega Ragazzi, vincitrice del Premio Andersen 2013 come “protagonista della diffusione della cultura”, direttrice per molto tempo dei periodici scolastici Giunti, insomma, per me un mostro sacro. Dunque, quando mi sono trovata di fronte a questo suo ultimo lavoro, tra me e me ho pensato: E adesso come faccio? Qualsiasi cosa scriva sarà una stupidaggine di fronte alla completezza e alla ricchezza di contenuti del testo. Ho pensato di non essere la persona adatta, che di sicuro la mia bravissima collega Federica Campi era la persona giusta per occuparsene. Poi scopro che mentre io mi limito a leggere il testo, il caporedattore  di Youkid, la nostra Enrica Colavero, è alla Bologna Children’s Book Fair ad ascoltare la Salviati in persona. Allora ho riflettuto e, come sempre, mi sono detta che per uscire dall’impasse dovevo partire da ciò che conosco, dalle mie esperienze, come madre, anzi, come madre lettrice e poi come una che, più o meno, conosce un po’ la letteratura per l’infanzia. Tra l’altro, quello della lettura dei piccoli è un tema che va attraversato in punta di piedi, perché il rischio di cadere nei luoghi comuni o, ancora peggio, di prendere una cantonata, è altissimo. Se partiamo dal principio secondo cui leggere deve essere un piacere, la Salviati ci fa notare che stiamo contrapponendo la parola piacere alla parola dovere.  Dunque, partiamo dal presupposto sbagliato, soprattutto quando è in primis la scuola a vederla così. Allora qual è la strada da percorrere affinché il piacere della lettura nasca, metta radici e, come un’erba infestante, non possa più abbandonare i giovani lettori? I percorsi sono molteplici, non tutti semplici, e devono tener conto dei bisogni del singolo e dei suoi tempi. Non c’è nulla di male, dunque, se un bimbo che è già alle elementari ama ancora i libri di quando era più piccolo: evidentemente, il legame con quella vicenda ha ancora a che fare con la vita dell’infante in questione, per cui non forziamolo ad andare avanti, rispettiamo i suoi tempi. Allo stesso modo, se un bambino possiede già un buon bagaglio di storie, allora possiamo fare qualche salto in avanti, farlo progredire graduatamente nella complessità delle narrazioni, liberi di tornare indietro qualora lo chiedesse.

Se ci fate caso, è raro che un bambino, messo di fronte a un libro, resista alla tentazione di aprirlo e sfogliarlo o chiedere di cosa si tratti. Così come è frequente che un bambino vi chieda che gli si racconti la sua storia, quella di quando è nato, sempre buona quando al genitore non viene in mente una storia migliore. E poi, come dice la stessa Salviati, tutti i bambini vogliono imparare a leggere e, per questo, sono disposti a faticare, a riempire pagine su pagine di sillabe, a imparare i meccanismi della scrittura e dell’ortografia. Ci avete pensato mai a quanto è faticoso? Eppure, loro sono felici di farlo e, contemporaneamente, imparano a smanettare con i vari device a loro disposizione: smartphone, tablet, computer, console. Perché, un’altra cosa che la Salviati tiene a precisare, non bisogna dimenticare il contesto di crescita di questi nuovi individui e, sebbene si tema che tutto ciò possa distrarli, sviarli, la verità è che non siamo mai stati così avvezzi alla lettura, nonché alla scrittura, come nell’ultimo decennio. Mentre ci preoccupiamo di che fine farà l’oggetto libro, perdiamo di vista il destino della lettura, assediata dalla povertà linguistica legata al gergo dei vari social.

Mi sto allungando, è vero, molto più del solito, ma questo testo è una specie di Bibbia, un vademecum per ogni genitore, insegnante o educatore in genere, perché è giusto seguire il buon senso ma è anche doveroso sapersi orientare in un mondo in cui vengono pubblicati sempre più volumi. Allora, questo libro è un libro bussola, serve a non perdersi, serve a puntare sempre verso il Nord, un Nord che è un piccolo essere umano che si accinge a divenire un individuo, serve inoltre a prendere spunto dalle iniziative raccontate alla fine di ogni capitolo, in cui l’autrice racconta le esperienze di gruppi o associazioni alle prese con la promozione della lettura. Il primo libro è come il primo bacio, quando lo dai sei convinto che quello sarà l’amore della tua vita e mai e poi mai vorresti che finisse, ma poi il tempo passa e trovi un altro amore, così come si trovano altre storie, più belle, più lunghe, ma la prima, quella non si scorda mai.

 

 

 

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