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Memoria, terremoto e bambini: l’archeologia a Pilastri

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Cari bambini,

il mio nome è Luca e frequento la quinta elementare a Pilastri, una frazione del paese di Bondeno, in provincia di Ferrara.

Quest’anno, oltre a scrivere la lettera a Babbo Natale, voglio raccontare a tutti voi la mia movimentata vita di alunno. Negli ultimi due anni, infatti, a me e ai miei compagni è capitato di tutto, e non sono solo belle avventure!

Paura, angoscia e dolore. La mia storia inizia così, tra 20 e 29 maggio 2012, i giorni più brutti della mia vita: un fortissimo terremoto colpì il mio paese, insieme a molti altri dell’Emilia. Aveste dovuto sentire come ballava la terra sotto i miei piedi, ma non era un bel ballo!

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Forse avete visto in televisione le immagini della torre di Finale Emilia, quasi completamente distrutta dalla terra che si muoveva, ma non sono solo i monumenti ad essere stati devastati dal terremoto. Nel mio paese, a Pilastri, nei giorni successivi alla grande paura, la scuola fu dichiarata inagibile. “Inagibile” era una parola che non conoscevo, ma capii subito che non era una bella parola perché io e miei compagni non potemmo tornare in classe. Il terremoto era stato come un ladro che ci aveva rubato la scuola. A quel vecchio edificio tutti eravamo affezionati in paese: tutta la mia famiglia, dai nonni ai genitori aveva imparato a leggere lì dentro. Ora doveva essere abbattuto e ricostruito da un’altra parte.

La ruspa che demolì la scuola sembrava un dinosauro che apriva la grande bocca e con denti enormi la divorava: i muri che delimitavano la classe, le cattedre da cui le maestre interrogavano, i banchi su cui studiavamo, i cartelloni che avevamo preparato nel corso degli anni, tutto finì tra le fauci di quella macchina infernale.

Io e i miei compagni intanto andavamo a scuola a Bondeno ma nessuno si arrese, tutti volevamo una nuova scuola a Pilastri. Un giorno i miei genitori mi dissero che la nuova scuola sarebbe stata costruita vicino il campo sportivo e la palestra ma che c’erano dei problemi: a meno di 250 metri dal luogo scelto, infatti, nel 1989 era stato scavato un sito archeologico dell’età del Bronzo e, con i nuovi controlli, gli archeologi ci confermarono che resti archeologici erano presenti anche nell’area della nuova scuola.

“Ma Luca deve andare a scuola! Non è questo il momento di perdere tempo in scavi archeologici!”

“Hai ragione, andrò in Comune e mi farò sentire!”, sentivo dire a mamma e babbo in quei giorni.

Fortunatamente gli adulti trovarono un accordo che magari noi bambini non riusciamo a capire bene per intero ma l’importante è che tutto andò per il verso giusto e la nuova scuola venne costruita in un battibaleno: il 5 gennaio 2013 fu inaugurata e io e i miei compagni potemmo tornare a studiare italiano, matematica e tutte le altre materie nel nostro paese. Fu grande l’emozione del taglio del nastro e dell’ingresso nella nuova classe; quel giorno tutti erano contenti di risolvere problemi ed essere interrogati.

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Questa storia però non finisce qui. Anzi, qui inizia una nuova storia, quella della scoperta del villaggio dell’età del Bronzo, che gli archeologi ci hanno detto essere molto simili alle Terramare e che ha visto anche me e i miei compagni protagonisti insieme a tantissime altre persone. Il nostro Comune infatti ha deciso di aiutare la ripresa degli scavi, che continueranno fino al 2016, e abbiamo iniziato un percorso che ha portato noi bambini, ma anche i grandi, a riscoprire quel passato che in un primo momento ci aveva messo paura, mettendo a rischio la costruzione della nostra nuova scuola. Insieme agli archeologi, abbiamo studiato il passato e abbiamo capito chi siamo noi che abitiamo a Pilastri, quali sono le nostre origini e le nostre tradizioni. Soprattutto abbiamo capito che tutto questo è come la storia che studiamo a scuola, solo che è la nostra storia, di tutte le persone che abitano a Pilastri: siamo quindi noi che la dobbiamo ricordare e proteggere.

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Per questo, quando l’archeologo Valentino ci ha proposto di partecipare al Salone del Restauro di Ferrara per raccontare questa vicenda, io e i miei compagni abbiamo accettato volentieri e abbiamo preparatato e recitato questa poesia.

Sotto la scuola
è nascosto
un tesoro:
non è d’argento
e nemmeno d’oro.

E’ fatto di sassi,
di pietre,
di cocci
che, se li pesti,
a volte, ti scocci.

Sono reperti!
Lo dicono gli esperti!
E, come tutte le cose preziose,
ben si nascondono,
ben si confondono.

Si fanno trovare
solo da chi,
con occhi curiosi
e mani leggere
li va a cercare,
li sa ascoltare.

Così,
ti raccontan le storie
di un tempo lontano lontano
di quando noi…
non c’eravamo.

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Questa poesia ora si trova incisa su una targa all’ingresso della nuova scuola e noi siamo davvero contenti di vederla lì, tutti i giorni, quando entriamo a scuola.

Quando è arrivato il terremoto non avrei mai pensato che da questa tragedia sarebbe potuto uscire qualcosa di buono. L’archeologia ci ha dato questa occasione di ritrovare noi stessi attraverso il nostro passato, e noi bambini l’abbiamo accolta con entusiasmo. Guardate il video in cui raccontiamo questa incredibile storia attraverso i nostri pensieri e quello che abbiamo proiettato al Salone del Restauro. Spero che questa storia vi sia piaciuta e se venite a trovarmi a Pilastri, sappiate che vi porterò a vedere lo scavo della Terramara, che fa parte della mia storia.

Dal sito internet dello scavo della Terramara di Pilastri (da cui provengono le foto) si legge che l’intento del progetto è quello di “condividere il più possibile l’esperienza di scavo col pubblico, in modo da far sì che il passato rimesso in luce dall’archeologia sia percepito come una realtà attuale e condivisa; come parte integrante di una identità sempre di più collettiva e, al tempo stesso, come nuova potenziale risorsa e prospettiva di sviluppo attraverso la riscoperta delle radici e delle peculiarità del nostro territorio.” Invitiamo tutti a dare un’occhiata a questo progetto che è innovativo non solo per il ruolo che i bambini e la scuola hanno avuto al suo interno.

Francesco Ripanti

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