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Matilde, un cortometraggio italiano che vince a Toronto

Matilde, bambina sorda, va a caccia di soluzioni in una scuola dove il maestro ha dei baffi troppo lunghi e parla troppo complicato per lei

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matilde-212x300Matilde, bambina sorda, va a caccia di soluzioni in una scuola dove il maestro ha dei baffi troppo lunghi e parla troppo complicato per lei; ma non solo. Matilde bambina sorridente e ingegnosa rimane sola nell’inventare piccole ma furbe e creative strategie alle mancanze degli altri, né per i suoi compagni di classe che hanno orecchie buone per ascoltare parole buone, parole per loro. Parole e gesti che mancano a una scuola spesso passiva e insensibile (sorda?) nei confronti delle diversità, ma che qui non fanno spazio a sentimentalismi o pietismi di nessun genere. Forbici e palline da tennis sono i mezzi reali e drammaturgici allo stesso tempo con i quali la piccola Matilde porta avanti la sua lotta.

Punta i riflettori su una disabilità "invisibile", la sordità, che costringe chi non sente a combattere ogni giorno contro le barriere della comunicazione. Il cortometraggio «Matilde» ha vinto di recente anche al Toronto International Film Festival nella sezione "Bambini". Secondo la giuria «ci invita a condividere il viaggio della bella Matilde, mentre ci fornisce un’esperienza che gioca con tutti i nostri sensi». Il corto del regista pugliese Vito Palmieri è stato prodotto da un’associazione di genitori con figli audiolesi, l’Agfa-Fiadda di Bologna.
mat--180x140Il corto è arrivato fino al 63° Festival di Berlino, dove l’opera ha rappresentato l’Italia nella sezione “Generation””dedicata ai film che raccontano il mondo dei bambini..

«Spesso non ci si rende conto che una persona sorda fa fatica a sentire – sottolinea Carlos, il papà di Matilde -. Sia per i bambini segnanti sia per quelli che parlano è importante poter leggere il labiale ma anche un ambiente favorevole con rumori ridotti al minimo, in modo che ci sia il miglior audio possibile. Nella scuola di mia figlia, che ora frequenta la quinta elementare – continua Carlos – fin dalla prima classe hanno utilizzato l’espediente delle palline sotto le sedie: un’idea poi ripresa nel cortometraggio».

Per promuovere una cultura di inclusione nella società dei non udenti, serve diffondere anche la sottotitolatura. E il cortometraggio è distribuito con i sottotitoli in italiano o nella lingua del Paese in cui viene proiettato. «Il successo che sta avendo nei diversi festival è per noi inaspettato, ora puntiamo a diffonderlo anche nelle scuole – dice il papà di Matilde -. Il regista ha utilizzato un approccio quasi poetico ai suoni. In una scena anche gli spettatori udenti sono obbligati a leggere il labiale perché non sentono le battute dei personaggi. Un modo per sottolineare che se ci si immedesima in chi vive un disagio lo si può comprendere meglio».

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