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L’estate in cui ho cambiato il mondo

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L'estate in cui ho cambiato il mondoE se per cambiare il mondo, o almeno quello che ci circonda, bastasse la gentilezza? Un atto di gentilezza casuale, può avere un effetto positivo sulle persone che ci circondano?

L’autrice di L’Estate in cui ho cambiato il mondo (edito da Piemme) è partita proprio da queste riflessione e intorno ci ha costruito una storia che più volte mi ha commosso e fatto sorridere.

Nina Ross è la protagonista di questa storia e si trova in un periodo delicato della sua vita. Il passaggio dalle scuole medie alle superiori, i genitori separati in casa, il rapporto sfilacciato con il fratello e soprattutto il lutto per la perdita della nonna. Così un giorno come un altro, Nina sta pensando proprio a lei, mentre se ne sta a far nulla sdraiata sull’amaca.

Pensa alla nonna e alle sue Semplici Verità, ad una in particolare, “Le cose accadono quando è destino che accadano e prima le persone se ne rendono conto, meglio è per loro. La maggior parte della gente però, non capisce neppure quando quelle cose ce le ha davanti.” Seguendo questa Semplice Verità, Nina si alza dall’amaca e agisce. Per la prima volta in vita sua non fa qualcosa perché gli altri glielo chiedono, decide autonomamente di compiere un atto di gentilezza nei confronti di una vicina.

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Questo atto di gentilezza, assolutamente casuale ed anonimo, la porta a pensare ad un progetto più ampio. Si guarda attorno e osserva come il semicerchio di case che costituisce il suo piccolo quartiere sembri un piccolo mondo a sé. Conta i giorni del calendario che la separano all’inizio della scuola:  sessantacinque. Sessantacinque giorni e sessantacinque buone azioni da compiere, una al giorno. Piccoli gesti che passino inosservati ma che facciano la differenza. La storia ha inizio, il cambiamento ha inizio.

Il quartiere viene inondato da anonimi doni, pensieri, gesti. C’è chi si insospettisce, chi accetta queste gentilezze di buon grado, chi addirittura pensa ci sia in giro un qualche spirito maligno ma Nina va avanti, caparbia. Tra le case e i cortili ci sono più sorrisi, le persone cominciano a parlarsi e la nostra protagonista continua, senza rendersene conto a tessere una rete di comunicazione e gentilezza. Nei sessantacinque giorni Nina diventa una specie di eroina super segreta, riappropriandosi del suo cuore e usando la propria “anima antica”.

In un mondo tutto tecnologia, Michele Weber Hurwitz è riuscita con escamotage discreti a escludere telefoni cellulari e internet rendendo l’esperienza di Nina molto analogica, o per meglio dire reale. È facile affezionarsi a tutti i personaggi e divertente immaginare cosa faranno oltre il finale del libro. La Hurwitz colpisce nel segno, con una scrittura fluida e semplice e concetti altrettanto semplici ma profondi.

Una canzone mi è venuta in mente leggendo questo libro ed è del cantautore Marco Parente, La mia Rivoluzione che fa più o meno così,

“Avevo un sogno
eterno un giorno
uscire e salutare
uno ad uno
uscire ed ascoltare
uno per uno
dando quel poco
di tutto che abbiamo
ma non è un sogno è
la mia rivoluzione”

Una rivoluzione a colpi di gentilezze, sorrisi, comprensione. Una rivoluzione che si può fare ogni giorno, come ha fatto Nina, o appena se ne ha l’occasione.

Se vediamo una persona a cui cade qualcosa per strada senza accorgersene, raccogliamola, seguiamola e restituiamola. Non sempre avremo forse un sorriso in cambio, ma dopotutto, la gentilezza non è fatta per avere premi o meriti o ricompense.

L’estate in cui ho cambiato il mondo è consigliato ad un pubblico dai 12 anni in su e sarebbe davvero bellissimo che anche i genitori lo leggessero, per commentarlo e trovare il modo di cambiare il proprio mondo insieme.

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