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La Torre di BabeLEGO e altre megacostruzioni a incastro

Tra Guinness dei Primati, ricordi, arte e originalità in compagnia del mattoncino ad incastro più amato del mondo.
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photo credit: Mihai Marius Mihu/Rex features. 

L'ottava bolgia, quella dei consiglieri fraudolenti a.k.a. coloro che hanno consigliato male sapendo di farlo!

Premessa: Parto da un ricordo personale per introdurre due curiose news targate kiddo. Se pensate che i fatti miei debbano restare, per antonomasia, miei, saltate pure a pie' pari le mie rimembranze (ah, Leopardi!) e andate giù con lo scroll fino a Seoul. 

Quasi ogni sabato pomeriggio della quarta elementare lo ho passato a casa dei miei zii. Mi piaceva andare dagli zii. Non solo perché mia cugina Sofia aveva The Cookie Carnival in VHS, o perché ci scambiavamo le Barbie (e io tornavo a casa sempre con la sgradevole, pensierosa sensazione di essere stata silenziosamente fregata), ma, soprattutto, per la collezione di Lego di mio cugino Ricky: migliaia di mattoncini divisi per colore in decine di scatole.

Ci mettevamo tutti là sul tappeto del salotto, io, Sofia, Ricky e mia sorella, Irene; tutti con le mani immerse in un mare rumoroso di parallelepipedi colorati. Un gran fracasso.

La nostra piccola impresa edile familiare erigeva palazzi, villette a schiera, stazioni dei pompieri e strade e superstrade per quella che, agli occhi degli omini Lego – e anche ai miei – doveva essere la Metropolis del loro piccolo universo squadrato. 

Un edificio di cui andavo particolarmente fiera era la pizzeria. Il suo assemblaggio era vietato a chiunque altro al di fuori di me. Mi immaginavo garantisse un buon servizio ai Lego affamati in pausa pranzo.

Un sabato, però, i mattoncini, non c'erano più. Spariti. Puff. Mistero.

Fin quando, un giorno, eccoli ricomparire solidali, uniti e compatti a formare una miniatura perfetta dello stadio Luigi Ferraris di Genova in scala 1:100. Mio cugino aveva raso al suolo la capitale di Legolandia per la sua squadra del cuore, la Sampdoria.

Tuttavia, glielo perdonai. Gli perdonai anche di avermi portato via i pezzi base della mia pizzeria, costringendomi ad abbandonare l'attività e lasciando a bocca asciutta centinaia di omini gialli.

Glielo perdonai, perché, vedete, a quei tempi, in quarta elementare, credevo che quello stadio, esattamente proporzionato, fosse la costruzione più spettacolare che un ragazzo potesse mai realizzare con dei Lego.

Mi sbagliavo di brutto.

Un paio di settimane fa, a Seoul, in occasione dell'ottantesimo compleanno dei mattoncini più famosi del globo, è stata eretta la più alta torre Lego mai realizzata: 31.9 metri di plastica ad incastro. 

D'accordo, però: la sfida qui era impari. Ad assemblare i 500000 mattoncini che la compongono erano le 8000 manine di 4000 bambini sud-coreani. Mio cugino, fino a prova contraria, di mani, ne aveva solo due. 

E allora, vediamo invece, cosa mi dite di questo? L'artista rumeno Mihai Marius Mihu ha speso sette mesi in compagnia di 40000 mattoncini per realizzare una rivisitazione in chiave Lego dell'Inferno dantesco. E, fino a prova contraria, credo abbia solo due mani anche lui.

Ci sono tutti: dai lussuriosi in chiave gigeriana, ai golosi intrappolati in un grottesco simil-Picasso rosso e nero. 

Chissà se anche in questo caso è stata usata la scala 1:100, come fece mio cugino, Ricky.

 

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