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La matricola K. e il castello dell’università

La nostra liceale approda all'università e, per dirla con la letteratura, è tutto molto kafkiano.
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Ebbene sì, ritorniamo con la rubrica de Il Pagellone in versione evoluta: per chi si fosse sintonizzato soltanto ora, sappiate che qui si raccoglievano pensieri e suggestioni di una liceale insider nel magico mondo della scuola, in modo da regalarvi un punto di vista diretto di quello che succede fra banchi e gessetti. 

Ora però le cose sono cambiate, in quanto anche la vostra cara liceale ha finito il liceo, abbandonando nel bene e nel male gli unicorni rosa e i vocabolari di tedesco per abbracciare l’eccitante e dispendiosa vita universitaria.

Ma don’t cry for me HeyKiddo, questo non significa che vi abbandonerò! La rubrica deve semplicemente crescere con chi la scrive (e anche con chi la legge, eh!): se il meteo prevede precipitazioni di ansia e foschie nei pomeriggi di studio, sono possibili anche schiarite e giornate più soleggiate dedicate alla lettura. Proprio per questo, la mente da genio incompreso della scrivente ha pensato di creare paragoni, legami e influssi fra i libri che sta leggendo e le situazioni deliziosamente universitarie che sta vivendo.

Il nome della rubrica, Il Pagellone , si rifaceva al fatto che qui ero io a dare i voti a destra e a manca, cosa che invece dovevo subire a scuola. Purtroppo rinominarla Il librettone o L'esamone non suonerebbe altrettanto bene, quindi si accettano suggerimenti.

In questo caso, occorre partire con il primo passo necessario per entrare all’università: l’immatricolazione e la burocrazia annessa. Guarda caso, in questo periodo stavo proprio leggendo Il Castello di Franz Kafka, ed il paragone è scattato automaticamente. Lo spazio nel quale ci si incammina subito dopo la maturità è un po’ il grande villaggio in cui K. si ritrova al calar della notte, sormontato dal minaccioso, oscuro castello dell’università, a cui da un lato aspiri ma che ti fa paura dall’altro. 

Poi ti avvicini, ma in realtà ti sembra soltanto, perché scopri che c’è sempre qualche errore, qualcosa da rifare, e ovviamente devi passare quiz e test in modo da dimostrarti preparato per quello che ti aspetta – e non lo sai nemmeno tu cosa ti aspetta – ma l’aspetto più divertente, forse, è aggirarsi i primi giorni per quei corridoi a cui dovrai prima o poi abituarti: è osservandoli, e osservando le persone che li frequentano, che pare veramente di vivere in un racconto kafkiano. 

I funzionari del castello, ad esempio, i cui compiti sono incomprensibili e svolti da pletore di segretari, non sono identici a certi tizi ingessati lì attorno? Nessuno sa quale sia la loro funzione, eppure sono importantissimi e lo si capisce dalla deferenza con cui tutti li trattano; e gli antipatici abitanti del villaggio, non sono uguali uguali a qualcuno che si occupa dell’ organizzazione? Ecco che comincio inaspettatamente a sentirmi l’agrimensore dell’università, alle prese con segreterie inesistenti, siti internet che sembrano creati e mai aggiornati dal 2005 (avanti Cristo, si intende), richieste di fornire dati personali (sempre uguali) dodici volte di seguito per richiedere un foglietto (sempre uguale), e via burocratizzando.

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