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La danza delle rane (Editoriale Scienza)

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danza delle rane

Guido Quarzo, Anna Vivarelli, illustrazioni di Silvia Mauri, La danza delle rane, Editoriale Scienza

Era il 1729 quando a Scandiano, in provincia di Reggio Emilia, nasceva l’abate Lazzaro Spallanzani, uno dei più grandi scienziati italiani dell’Illuminismo. A 290 anni dalla sua nascita, come una piccola celebrazione che ne rispolvera l’importanza, arriva un romanzo dove alla formazione di un giovane ragazzo fanno da sfondo alcune grandi scoperte, i dibattiti del tempo su natura, scienza e progresso e un giallo da risolvere.

La danza delle rane, scritto a quattro mani da Guido Quarzo e Anna Vivarelli, è accompagnato dalle illustrazioni di Silvia Mauri, che introducono ogni capitolo e sono presenti saltuariamente a tutta pagina, ricche di particolari ed eleganti nella loro compostezza grafica.

I mille volti della divulgazione

Editoriale Scienza con il suo catalogo ci dimostra sempre come sia possibile fare divulgazione in molti modi, rendendo la scienza – anche grazie a questa varietà – un argomento sempre interessante, ricco di spunti di riflessione, di curiosità, di attività da svolgere o storie da scoprire.

In questo caso, una storia di finzione si inserisce all’interno di una reale cornice storica, permettendo l’incontro tra un personaggio di fantasia – Antonio, il giovane figlio di un mugnaio – e un personaggio storico, lo scienziato Spallanzani appunto, che porta con sé libri, ricerche, esperimenti e idee.

A caccia di rane

Sin dal primo incontro, Antonio è incuriosito dall’abate, anche se gli sembra un tipo piuttosto bizzarro: lo osserva da giorni mentre è intento a raccogliere rane e immagina che ne sia molto goloso. Un giorno, quando l’abate lo scorge a osservarlo, gli propone di fargli da assistente durante il suo soggiorno a Scandiano. Antonio, a differenza del fratello maggiore, è andato a scuola dal vecchio parroco del paese e sa leggere e scrivere, così – dopo aver ricevuto il permesso del padre – accetta l’incarico con un misto di timore ed entusiasmo.

Inizialmente Antonio spera che gran parte del lavoro di assistente consista nell’andare a caccia di rane, ma ben presto capirà che l’uomo per il quale è a servizio non è un goloso di rane, ma è molto di più: un biologo, un naturalista e botanico, un professore di greco, filosofia, retorica, fisica e matematica… tante cose che il giovane figlio del mugnaio scoprirà con il tempo.

Il lavoro di assistente si rivela più noioso del previsto: all’inizio Antonio si ritroverà a ricopiare lunghi elenchi di nomi su alcuni cartellini utilizzati da Spallanzani per catalogare e poi mettere in ordine la sua collezione privata di fossili, piante, minerali, coralli… tanti reperti che ancor oggi costituiscono la preziosa collezione conservata presso i Musei Civici di Reggio Emilia.

Pur essendo un incarico più noioso del previsto, per Antonio comunque andare ogni giorno dall’abate è già di per sé un’avventura preferibile al lavoro al mulino, in più nel palazzo dell’abate ha il piacere di vedere ogni giorno Rosetta (la giovane domestica di cui si invaghisce a prima vista), la certezza di avere un buon pasto e anche una buona paga.

Bisogna sempre domandare

Attraverso il rapporto tra Antonio e l’abate, il lettore conosce meglio lo Spallanzani e i suoi esperimenti, in particolare l’abate confuta in sua presenza la teoria della generazione spontanea (secondo la quale si riteneva che la vita potesse generarsi dal non vivente – per esempio le rane dal fango) e, sempre tramite gli esperimenti sulle rane, sperimenta la fecondazione artificiale (di cui è considerato il padre).

Uomo schietto e pratico, l’abate, pur essendo sempre molto preso dalle sue ricerche, si accorge della curiosità di Antonio e così lo rende partecipe, usando parole semplici, delle sue conoscenze e dei suoi esperimenti, invitandolo sempre a fare domande, ad approfondire le sue curiosità.

Il ritratto dello Spallanzani ci restituisce un uomo dalla mente libera, aperta e senza preconcetti, dedita con entusiasmo allo studio in ogni campo della scienza.

Questa apertura e libertà di pensiero dell’abate risaltano ancora di più in confronto a due figure: quella del marchese di Scandiano – uomo borioso e ignorante, che colleziona rarità raccolte in giro per il mondo, ma è incapace di coglierne il valore – e don Liborio, il parroco di Scandiano, che guarda con sospetto agli esperimenti dell’abate e spaventa i fedeli con prediche piene di “diavoli e superstizioni”.

L’incontro con l’abate Spallanzani cambierà il corso della vita di Antonio, dimostrandogli come per nessuno la strada sia già segnata: chi nasce in un mulino può non diventare un mugnaio, ma bisogna saper cogliere le occasioni quando ci si presentano e avere sempre voglia di imparare, perché il progresso non ha mai un punto di arrivo.

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