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Immagina di essere in guerra: cosa vedi?

Con "Immagina di essere in guerra" (Feltrinelli), Janne Teller ci invita a metterci nei panni di un rifugiato attraverso i nostri stessi occhi.
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Un piccolo libro, del formato e del colore di un qualsiasi passaporto, è il lasciapassare per un viaggio, per un esperimento dell’immaginazione pensato e proposto dall’autrice danese Janne Teller. L’invito al lettore è nel titolo: Immagina di essere in guerra e, a seconda della traduzione, il libro è stato adattato ai diversi Paesi, alla loro storia e geopolitica, nel tentativo di creare uno scenario ogni volta verosimile, seppur di fantasia.

516c9Qd9uwL._SY300_“Se oggi in Italia ci fosse la guerra… tu dove andresti?”

Janne Teller ci mette davanti a un’Europa sul punto di sfasciarsi (“La democrazia ha prodotto l’Unione Europea – dicono – e l’Unione Europea è fallita”), a un’Italia in pieno regime nazionalista e imperialista, in conflitto con Austria e Francia, a città bombardate, a fame, freddo e povertà e, soprattutto, alla paura. In questa situazione si fugge in Medio Oriente, chi può, perché i soldi necessari per il viaggio e i documenti falsi sono veramente tanti. Niente sarà poi facile: l’arrivo in Egitto, la vita nel campo in attesa dell’asilo politico, gli anni persi per poter ricominciare da zero e avere una vita quasi normale, con un lavoro e una famiglia. Si tira avanti, tra rabbia e rassegnazione, non ci sono più le bombe a fare paura:

“Dovresti essere felice. Ma non lo sei. La tua vita non è andata per niente come avrebbe dovuto. Qualcuno è venuto a rubartela e l’ha trasformata in un’altra cosa. Che non esiste né qui né là”.

Un libro piccolo e importante, edito da Feltrinelli e accompagnato dalle belle illustrazioni di Helle Vibeke Jensen, rivolto ai ragazzi ai partire dai 12 anni: è a partire dai loro stessi occhi che possono provare a immaginare che cosa significhi non poter più rispondere alla domanda “dov’è casa?”.

Si gioca spesso, da piccoli, a “fare finta di” essere qualcun altro; crescendo poi, proprio quando le domande diventano più grandi, si passa ad altri giochi, ma rispolverare l’immaginazione per riuscire a entrare in empatia con gli altri è una ricchezza che non dovremmo mai lasciar andar via.

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