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Il ritorno

Ad avere più bisogno di consigli, per questo orrorifico anno, non sono i ragazzi. Non sono i professori. Non sono i presidi. No. Sono proprio i genitori.
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Il solo pensiero dà i brividi a tutti, sia agli alunni che ai professori, è inutile nasconderlo.

Che sia il primo anno in una scuola nuova o soltanto uno dei tanti (o ancora, l'ultimo come nel mio caso), è sempre molto dura rimettersi nell'ordine di idee della forzata prigionia lunga quanto una gravidanza – a proposito, anche ai vostri tempi si scrivevano le dediche sul diario come "La scuola è una gravidanza, nove mesi di speranza"? – soprattutto quando già in partenza le cose cominciano a puzzare di catastrofe.

Io ho una lunga e faticosa carriera scolastica alle spalle, cominciata dopo aver frequentato con altissimo profitto l'asilo parrocchiale. Tutta la mia esperienza mi ha fatto ben presto crescere due lunghe antenne (ovviamente figurate, anche se ho delle orecchie a sventola che sto pensando di riciclare come hotspot WiFi) allenate a percepire il più piccolo segnale, il più insignificante spunto per districarmi nella giungla della rentrée

Grazie alla pluriennale esperienza scolastica, sono finalmente giunta alla illuminante conclusione che segue: ad avere più bisogno di consigli, per questo orrorifico anno, non sono i ragazzi. Non sono i professori. Non sono i bidelli. Non sono i presidi, se non altro perché  tanto non li ascolterebbero e poi hanno le mani più legate di un insaccato.

No.

Sono proprio i genitori.

C'è qualche genitore all'ascolto? Ecco, proprio voi. Siete gli unici che, in un certo senso, sono contentissimi della tragedia settembrina incombente. Vostro figlio avrà un luogo sicuro e controllato in cui passare la maggior parte della giornata, in più andrà anche ad acculturarsi, così eviterete le rognose rotture di scatole che hanno caratterizzato la vostra estate. Il discorso ha una sfumatura un po' più lieve se il kiddo è già grandicello, dalle superiori insomma, ma il ragionamento di base cambia poco.

Eppure, la maestrina dalla penna rossa che è in me scalcia per uscire, sente che avete un disperato bisogno di aiuto. E chi sono io per negarvelo? Leggete e andate in pace, verso altri nove mesi di gloriosa istruzione.

1. I libri scolastici. La scuola italiana, come tutti sappiamo, è tecnologicamente ferma all'era mesozoica –  anche se la Commissione Nazionale di Stratigrafia sta ultimamente considerando questa classificazione troppo ottimistica, ritenendo più corretto collocarla fra il Cambriano e l'Ordoviciano del Paleozoico – ciò comporta che, in tutto il territorio nazionale, ci saranno sì e no 4 scuole attrezzate con tablet o dispositivi atti a ridurre peso e spese per le famiglie. Eppure sarebbe così semplice avere i testi sotto forma di applicazione, e portarsi a scuola una leggera tavoletta al posto dei venti chilogrammi (spesso, peraltro, nemmeno utilizzati). Io, ad esempio, quando ho visto l'elenco dei libri con relativo prezzo, mi sono lasciata sfuggire un parlbleu. Che tradotto significa "vi venisse un accidente marcio a voi e a questi cavolo di libri che useremo tre ore per tutto l'anno e mi costano quanto un viaggio a Los Angeles più tappa a St. Moritz per la settimana bianca". Il mio consiglio a riguardo è questo: libri usati a volontà. I libri usati sono vostri amici. Se siete fortunati, avrete anche qualche esercizio già svolto dal diligente alunno proprietario del tomo prima di voi (in tal caso, volgliate bene a vostro figlio, non fateglieli cancellare. E per l'amor del Signore, guai se lo dite alla maestra/professoressa, o la strategia sarà inutile!). L'unico maligno ostacolo potrebbe essere il troppo frequente cambiamento nella scelta dei libri, di anno in anno: questi maestri di genialità fanno comprare edizioni sempre più colorate, sempre più accattivanti, sempre più simpatiche, sempre più inutili.

1b. Tecnologia a scuola. Questa sezione si ricollega alla precedente, a puro titolo informativo, perché il tema merita un approfondimento dedicato a voi genitori. Sappiate che si sta creando un divario insopportabile fra l'abilità tecnologica degli studenti e l'effettiva disponibilità scolastica delle attrezzature. Nei licei e istituti superiori che conosco, hanno installato Windows XP un paio di anni fa: prima c'era il Win 98. Altri pionieri si sono spinti addirittura fino ai Vista, per poi rendersi conto che nessuno sapeva aggiustarli in caso di danni. Ma ora arriva il bello, il vero passo in avanti dell'istruzione italiana, il rivoluzionario marchingegno che ci proietterà dritti nella modernità. Tenetevi forte: la L.I.M. (Lavagna Interattiva Multimediale). Detta così sembra quasi una roba della NASA a Houston, e invece è semplicemente un costosissimo computer, solo che ha lo schermo touch screen, grande come una normale lavagna, con connessione ad Internet. In questo modo, ad esempio, il professore di arte (se ha fatto il corso di aggiornamento) può cercare su Google Immagini la Gioconda mentre la spiega, cosa che anche il più cerebroleso degli alunni sa fare. Purtroppo, però, noi la Gioconda la vediamo già nel tomo da 80 euro che ci hanno fatto comprare: capirete anche voi che le due cose cozzano un po' fra loro.

2. Il primo giorno di scuola. Genitori, vi prego. La parola chiave è solo questa: EVITARE. Evitate tutto. Di parlare delle splendide vacanze trascorse, per esempio, o di tirare fuori l'argomento-scuola se non è il kiddo per primo ad iniziare. Ma soprattutto, evitate le domande. "Com'è andata?", "Che impressione ti sei fatto?", "Come sono i nuovi professori?", e, nel caso sia una scuola nuova, "Ti sei fatto degli amici?". Spero non ci sia bisogno di ulteriori spiegazioni in merito. Fate una cosa, invece: preparate da mangiare, magari il piatto preferito del pargolo.

3. Colloqui coi professori. Argomento delicato, tuttavia il discorso è semplice: tenete sempre a mente l'antico detto "Loro ne hanno le scatole piene quanto me". Non prendete troppo sul serio i colloqui, tanto nel 90% dei casi non si è nemmeno capito di che alunno si sta parlando. Un consiglio spassionato: per risparmiare tempo, evitate di fare code davanti a professori di materie inutili, che per rispetto non indicherò (religione ed educazione fisica). E mi raccomando, niente sceneggiate da soap opera messicana anni '60: "EEEEK, GNOOOH, ma il mio Guidoberto è un angioletto, non avrebbe mai osato far bere il cloroformio al compagno durante l'ora di chimica! SPORGERÒ DENUNCIA AL TRIBUNALE DEI MINORI!", "Come si è permesso di mettere 3 in fisica alla mia Gertrude? Guardi che mio cugino è fisico nucleare! Stia attento che le faccio risarcire tutte le ripetizioni!". 

3b. Rapporto genitori – insegnanti, ovvero Dell' ingraziarsi i docenti. Ci ricolleghiamo al punto 3 nel vostro interesse. Va benissimo avere un buon rapporto coi prof, è anche nell'interesse di vostro figlio. Ma io vi avviso: essere veramente ruffiani (in realtà ci sarebbe un altro termine fisiologico da usare, ma non mi sembra il caso qui), a lungo andare, vi porterà odio e malelingue. Se vi presentate ai colloqui vestiti da cassate siciliane, con cioccolatini svizzeri e mazzi di calendule sotto braccio, sappiate che prima o poi qualcuno vi farà trovare chili di cibo per gatti sparsi nella vostra macchina.

4. Il preside. Evitatelo il più possibile.

5. Le cose inutili di cui, contrariamente all'opinione generale, non dovete preoccuparvi. In parole povere, i compiti e i voti di ginnastica. Tranne che alle scuole elementari, quando le due cose hanno un certo senso. Del resto, ricordate sempre che il 99% dei compiti a casa è un complotto, mentre i voti di ginnastica saranno degni di attenzione solo se vanno dal 4 in giù.

6. Le gite di classe. Che siano a Comacchio o negli Emirati Arabi, non sforzate mai il vostro cucciolotto puffettoso né ad andarci né a disertare. Quando poi andrà alle superiori, sarà troppo tardi, e voi avrete perso ogni più piccolo controllo in merito. Ah, una cosa: potrebbero fare storie se lo beccano con degli alcolici.

7. La festa di fine anno. Se il cielo vorrà, finirà anche questo anno scolastico. La tecnica da seguire, in mezzo a orde di altri genitori che giustamente non sopportate, è la seguente: presentatevi, sorridete, carini e coccolosi, poi scroccate da bere e da mangiare, salutate tutti, arrivederci, bacio bacio, ci vediamo l'anno prossimo (ma anche no), afferrate vostro figlio dicendo che è tardi, e sparite in fretta. 

Ora siete pronti.

E che il MIUR ce la mandi buona.

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