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Il nido: siamo tutti fragili. E fortissimi. E buoni.

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covHo letto Il nido – di Kenneth Oppel con illustrazioni di Jon Klassen, pubblicato da Rizzoli – tutto di un fiato: era la boccata di ossigeno di cui avevo bisogno.

Trovo sempre molto “rinfrescante” quando un libro parla , senza che ci siano giudizi in mezzo, di fragilità evitando di celebrarle, senza crearci il personaggio, senza fare finta che siano punti di forza.

La realtà dei fatti è che tutti siamo fragili e che la normalità non esiste, ma questo purtroppo, nella società attuale, patinata, di facciata, dove conta solo lo strato di vernice che uno si spalma addosso, lo si deve imparare a care spese.

E a spendere così tanto sono proprio coloro che in gergo editoriale vengono chiamati YA, young adults, pubblico a cui il libro di Kenneth Oppel è rivolto. I ragazzini però non hanno quel gran patrimonio da parte, non hanno ancora fatto in tempo a metterlo da parte e quindi pagano lo scotto con la merce più preziosa di cui dispongono, frammenti di loro stessi.

Così si cade in frantumi in fretta perché fin da subito vai a intaccare la tua base, le tue sacre radici. E in frantumi va il preziosissimo protagonista di questa storia, Steve, che – con tutto l’amore e le migliori intenzioni del mondo, sia chiaro – è già etichettato dai genitori come “meraviglioso” certo, ma anche “tanto, tanto sensibile”. Insomma una bella gabbia spessa da cui cercare di evadere, tentando di dimostrare quotidianamente il contrario.

Steve però non ce la fa e di gabbie che lo tormentano se ne costruisce altre con paure, piccole compulsioni, stranezze e solitudini. Non è un pazzo conclamato, ma uno che vive intensamente tutto, che si giudica molto avendo imparato presto a farlo dal mondo che lo circonda, e dunque sta meglio se riduce gli stimoli esterni al minimo.

sideSteve deve affrontare una situazione familiare molto difficile: gli nasce un fratellino, il terzo figlio per i suoi genitori, che ha qualcosa che non va, non si capisce bene che cosa, devono fare indagini mediche, che come è comprensibile mettono a durissima prova la coesione del suo nucleo familiare… il suo nido.

Un nido che diventa una minaccia interna e ambigua e si materializza anche nella vita reale con un’insolita invasione di insetti e nella sfera onirica del ragazzo, con dei sogni inizialmente angelici.

Non esagero col raccontarvi però, perché Il nido è una storia semplice e allo stesso tempo intensa, il cui finale è così commuovente e così risolutivo, che vi rimarrà incagliato nel cuore e vi darà speranza, tanta speranza, soprattutto se vi sentite strambi, non volete dirlo, ma temete che si noti dal di fuori.

Steve è venuto per liberarvi da questi dubbi, con una gentilezza tenerissima e un cuore enorme.

Vi aspetta, leggetelo!

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