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Il maestro che vedrei

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Doug Lemov è l’autore di Teach like a champion (Insegna come un campione), un libro che negli ultimi cinque anni è passato per le mani di migliaia di docenti ed è entrato in centinaia di aule.
Lemov, allora docente di un quartiere povero di Boston, era alle prese con il problema di riuscire ad entusiasmare i bambini alle sue lezioni non riuscendo a ottenere nemmeno il loro silenzio e la loro attenzione, finché un giorno, in sala insegnanti, un collega gli diede questo consiglio: quando vuoi che seguano le tue istruzioni, sta’ fermo. Se cammini in giro distribuendo fogli sembra che le istruzioni non siano più importanti di tutte le altre cose che stai facendo.
Suggerimento pratico e chiaro che funzionò alla perfezione e che costituì il punto di svolta del suo modo di intendere la didattica.

Non ho ancora le idee abbastanza chiare sul lavoro di Lemov, le mie non sono state tra le migliaia di mani che l’hanno sfogliato, ma posso dirne una cosa che mi sta molto a cuore, leggendo l’articolo di Ian Leslie su Internazionale, articolo che inizia così:

A prima vista il filmato non sembra niente di speciale (si tratta del video che Lemov ha presentato nell’ottobre 2014, a Londra, a una classe di insegnanti; nel video compare una maestra, Ashley Hinton, che fa lezione ai suoi bambini in una scuola elementare di Vailsburg, nel New Jersey);
poi più sotto:
Ecco quello che Lemov vede in queste immagini…
e ogni capoverso da qui in poi:
Vede Hinton che si mette…
Vede che quando Hinton formula…
Vede che Hinton ripete…
Vede Hinton che cambia…
La vede usare gesti…
Vede Hinton che si allontana…
Vede che a un certo punto…
Vede che Hinton non smette mai…
Vede che i bambini…

Ian Leslie vede Lemov che vede l’insegnante Hinton la quale vede i bambini.

E ora mi viene in mente Gide.
Gide usò il lavoro di Hugo sui drammi di Shakespeare, dove diceva che erano basati su un’azione teatrale doppia in cui una ripeteva in piccolo l’altra. Amleto uccide Polonio, il padre di Laerte, Laerte viene a trovarsi rispetto ad Amleto, nella stessa condizione di Amleto rispetto al Re.
Per Gide un libro può influire su colui che lo scrive e mentre lo scrive, e così in un’opera d’arte è possibile trovare trasposto nella scala dei personaggi, il soggetto stesso dell’opera; Gide ricordava dunque l’Amleto e chiamava (per la prima volta) tale procedimento di sdoppiamento, di duplicazione interiore, ‘mise en abyme’ (ho citato liberamente da Giovanni Macchia, La tragedia vista in uno specchio, in Elogio della luce, Milano, 1990, pp. 242-247).

La relazione che unisce scrittore e opera è un’azione reciproca.
Rileggo la struttura specchiata dell’articolo, dove ogni sguardo racchiude e ripete un altro sguardo, e la cosa che mi sta a cuore, la cosa che riconosco, è che anche l’attività osservativa è un’azione reciproca.

Agli studenti del primo anno di Scienze della Formazione Primaria dico che il compito fondamentale del loro tirocinio a scuola non è quello di aiutare la maestra a fare quello che deve fare (anche se è una cosa buona e talvolta necessaria per i tagli che hanno compromesso l’iter del lavoro nelle classi) – il loro compito fondamentale è quello di imparare ad osservare, ed è a questo punto che gli studenti mi chiedono: osservare cosa – e: cosa significa osservare?

Significa questo, questo gioco di specchi in cui dobbiamo essere consapevoli di ciò che leggiamo nel testo scritto dal corpo dei bambini, e allo stesso modo consapevoli del testo scritto dal nostro corpo che i bambini leggono.

Ciò che vede Hinton sono piccoli cambiamenti del comportamento di ogni singolo bambino; ciò che vedono i bambini sono i gesti della maestra, le sue espressioni e i suoi spostamenti nello spazio. Per Lemov l’insegnare è un atto di recitazione, Cesare Rivoltella scrive che la didattica si può sicuramente considerare allo stesso titolo del teatro come tecnologia dello sguardo. La didattica è teatro e in quanto teatro ha a che fare con la predisposizione drammaturgica degli elementi che costituiscono la performance: attore, spettatore, luogo, tempo, testo. La didattica è una forma di drammaturgia, drammaturgia didattica.

Sara è una bambina di sei anni con difficoltà di apprendimento. Il laboratorio di espressione creativa inizia. L’insegnante di sostegno posiziona la propria sedia davanti al banco della bambina e raggiunge la cattedra. Inizia a parlare con la maestra e non si metterà su quella sedia fino alla fine del laboratorio, un’ora e mezza più tardi.

Questo è quello che avete visto. Adesso provate ad osservare: a uno stesso banco ci sono due sedie; una sedia è occupata da una bambina che disegna, l’altra sedia è vuota; una sedia vuota è un posto non occupato; un posto non occupato che cos’è?

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