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Giochi senza frontiere

“Attention... trois, deux, un...”. Era il mitico ed indimenticabile conto alla rovescia che sanciva l’inizio di ogni nuova gara.
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E’ stato un appuntamento fisso di moltissime estati passate. Per noi più piccoli alla stregua dei Mondiali di calcio o delle Olimpiadi. Una parentesi di puro divertimento che molti di noi si saranno goduti davanti alla TV durante quelle calde serate trascorse, in terrazzo, con una bella fetta di anguria tra le mani.
Si tifava per la nostra squadra e si rideva per le bizzarre prove atletiche, per poi, il giorno dopo, in spiaggia o giù in cortile, tentare magari di ripeterne le gesta in un’edizione tutta casereccia.
Sto parlando dei Giochi senza frontiere, storica trasmissione televisiva in Eurovisione, per la prima volta trasmessa nel 1965 e, eccezion fatta per una pausa tra il 1982 e il 1988, andata avanti fino al 1999 per un totale di ben trenta edizioni.
Una sorta di grande competizione europea dove lo sport andava ad intrecciarsi con il varietà, in un clima di assoluto divertimento e spensieratezza, senza tralasciare, soprattutto durante i primi decenni di messa in onda, il forte contributo dato dai giochi alla causa dell’Europa unita. Un Europa senza frontiere, per l’appunto.

“Attention trois, deux, un…”. Era il mitico ed indimenticabile conto alla rovescia che sanciva l’inizio di ogni nuova gara. Un fischio da parte dell’arbitro, ed ecco le squadre partire all’attacco, impegnate in competizioni che definire strampalate, assurde e surreali sarebbe alquanto riduttivo.
Il più delle volte infagottati in ingombranti e voluminosi costumi in gommapiuma, da far invidia al più ridanciano dei Carnevali, i concorrenti erano infatti costretti ad affrontare prove di forza, abilità e velocità immersi in gigantesche scenografie generalmente dettate dal tema dell’edizione.
Era tutto così mastodontico e teatrale, in una giostra di colori, travestimenti ed infinite assurdità.
Quanto necessario, insomma, per fare dei Giochi senza frontiere uno degli appuntamenti preferiti di noi telespettatori più piccoli.
Per quanto mi riguarda, per molti anni, durante i Novanta, i giochi sono stati infatti sinonimo di estate. Un po’ come il Super liquidator, i film dell’orrore su Italia 1 o le gare di tuffo dal canotto.

L’ultima edizione dei giochi, datata 1999 e condotta da Mauro Serio, è stata vinta, stando agli annali della trasmissione, proprio dall’Italia, per l’occasione rappresentata dalla città di Bolzano. Il modo perfetto, direi, per chiudere in bellezza.
Molte volte in questi tredici anni si è sentito parlare di un possibile ritorno del format sul grande schermo, l’ultimo dei quali millantato proprio per l’estate 2013. Parecchie le petizioni online a suo sostegno.
Il progetto, mi pare ovvio, sembrerebbe non essere andato in porto, ma nel nostro piccolo non ci resta che sperare. In fondo, un po’ di sano delirante divertimento, soprattutto se dal sapore nostalgico, non guasterebbe proprio.

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