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Fedoro

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Fedoro, Katherine Applegate, Il Castoro

“Mi sono sentito come in quel breve istante prima di tuffarsi in piscina, nel punto dove l’acqua è più profonda. Ero in viaggio per un altro luogo. Non ero ancora arrivato. Ma sapevo già che non c’era modo di tornare indietro”

Jackson è in quinta elementare, ha un carattere responsabile e una spiccata propensione per la scienza. Aspirante zoologo, il ragazzo non perde tempo con le storie (che, diciamocelo, altro non sono che bugie travestite), a differenza della sorellina Robin e degli strampalati genitori, che tentano con scarso successo di nascondere i problemi dietro un muro di risate.

Nonostante la razionalità con cui affronta il mondo, però, c’è una cosa che Jackson non può proprio spiegarsi: com’è possibile che Fedoro, l’amico immaginario che ha inventato a sette anni, sia ricomparso adesso nella sua vita e non abbia la minima intenzione di andarsene? Sembra addirittura cresciuto rispetto all’altra volta, ma è ancora ghiotto di gelatine viola e appassionato di surf. Jackson è semplicemente diventato matto o Fedoro esiste davvero? E se non esiste, perché la cagnolina Aretha ne percepisce la presenza? Fra situazioni imbarazzanti causate dal simpatico felino e scene di una vita familiare scossa dalle difficoltà economiche, il romanzo di Katherine Applegate edito da Il Castoro riesce a tratteggiare con ironia e delicatezza il ritratto di un’infanzia preoccupata, che osserva il mondo adulto e trae le proprie conclusioni senza credere neanche per un secondo alla serenità simulata dai grandi: se Fedoro ricompare, infatti, è per aiutare Jackson a scoprire la verità, la propria e quella che i genitori gli nascondono.

In un panorama editoriale che si è recentemente popolato di amici immaginari di ogni tipo, Fedoro colpisce per l’onestà con cui l’autrice guarda al mondo bambino e per la leggerezza con cui temi come i legami familiari, l’interiorità infantile e la povertà sono messi in gioco. La narrazione scorre fluida, strappa a ogni pagina un sorriso (un sogghigno, direbbe Fedoro con una gradita allusione ad Alice) e invita implicitamente il lettore a condividere col protagonista domande e riflessioni importanti.

Una porta serve per aprire

Grazie alla suddivisione del romanzo in tre parti, che portano come titoli altrettante voci tratte da Una buca serve per scavare – primo libro delle prime definizioni di Ruth Krauss e Maurice Sendak, l’autrice introduce nella narrazione un dialogo continuo con il libro preferito di Jackson, un celebre dizionario illustrato che offre definizioni alquanto originali per persone e oggetti tipici della vita quotidiana dei bambini. Incontreremo il libro anche nel corso della narrazione quando Robin e Jackson, in un momento di lettura che sarà occasione di un piccolo e scherzoso battibecco, propongono rispettivamente “un fratello serve per stufare” e “una sorella serve per farti impazzire piano piano”. Fra le definizioni scelte dall’autrice come titoli delle tre parti, la prima, “Una porta serve per aprire”, richiama un grande topos della letteratura per l’infanzia proveniente direttamente dalla fiaba (come dimenticare la spaventosa stanza segreta di Barbablù?) e ripreso in capolavori come Il giardino segreto e Coraline. Ogni porta che viene aperta conduce, nella letteratura per ragazzi e non solo, a un’avventura straordinaria, proprio come succederà a Jackson quando di notte, dietro la porta del bagno socchiusa, scorgerà Fedoro che si lava beato e deciderà di entrare. Particolare interessante, quella stessa notte la mamma ha chiuso la porta con forza dopo una lite col marito, tenendosi fuori, come ogni adulto letterario che si rispetti, dalle avventure notturne e segrete di Jackson… ed è proprio attraverso dettagli da interpretare, citazioni letterarie da scoprire e qualche affermazione importante lasciata cadere qua e là (“forse la trama dell’universo si è svelata, almeno un pochino” dice addirittura Fedoro parlando della possibilità di essere visto dal resto della famiglia) che la narrazione di Katherine Applegate si rivela in tutta la sua profondità e accuratezza.

Consigliatissimo allora il suo Fedoro, che saprà mostrarci, grandi o piccini che siamo, la capacità dell’infanzia di “aprire la porta” per far entrare anche nella quotidianità più grigia un pizzico di mistero e, chissà, forse addirittura di magia, nelle vesti di un gattone un po’ matto che sta decisamente dalla parte dei bambini.

P.S. Ringrazio Marco Pellati, che con poche parole fra le quali “personaggi inaccessibili al mondo degli adulti” mi ha fatto precipitare a leggere Fedoro: i suoi consigli di esperto sono sempre preziosi.

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