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Berlin – 1. I fuochi di Tegel (Mondadori)

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Berlin è una serie di libri per ragazzi di ambientazione ucronica-distopica, opera di Fabio Geda e Marco Magnone, il cui primo volume, I fuochi di Tegel, è uscito nel 2015, seguito da altri quattro volumi, per un totale, finora, di cinque libri. Da poco Mondadori ha messo in commercio una nuova edizione che raccoglie i primi tre volumi della serie e alcune appendici che approfondiscono ambientazione e background dei personaggi.

Titolo: I fuochi di Tegel
Autori: Fabio Geda e Marco Magnone
Serie: Berlin #1
Editore: Mondadori

berlin

La serie:

I fuochi di Tegel #1
L’alba di Alexanderplatz #2
La battaglia di Gropius #3
I lupi del Brandeburgo #4
Il richiamo dell’Havel #5

Trama. È l’aprile 1978: sono passati tre anni da quando un misterioso virus ha decimato uno dopo l’altro tutti gli adulti di Berlino. In una città spettrale e decadente, gli unici superstiti sono i ragazzi e le ragazze divisi in gruppi rivali, che ogni giorno lottano per sopravvivere con un’unica certezza: dopo i sedici anni, quando meno se lo aspettano, il virus ucciderà anche loro. Tutto cambia quando qualcuno rapisce il piccolo Theo e lo porta via dall’isola dove viveva con Christa e le ragazze dell’Havel. Per salvare il bambino, Christa ha bisogno dell’aiuto di Jakob e dei suoi compagni di Gropiusstadt: insieme dovranno attraversare una Berlino fantasma fino all’aeroporto di Tegel, covo del più violento gruppo della città. Là, i fuochi che salgono nella notte confondono le luci con le ombre, il bene con il male, la vita con la morte. E quando sorgerà l’alba del nuovo giorno, Jakob e Christa non saranno più gli stessi. Età di lettura: da 12 anni.

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Recensione

Non è il mondo che avevano scelto.
Ma è l’unico che rimane.

Il muro di Berlino non è mai caduto: nel 1978 un misterioso virus ha iniziato a falciare vite umane, riducendo la popolazione della città ai soli ragazzi sotto i sedici anni. Pochi, pochissimi sopravvivono fino ai 19, gli adulti non esistono più e così le loro regole. Ora, ci sono nuove leggi, quelle della strada: i ragazzi si sono divisi in bande, la cui sopravvivenza dipende da alleanze, amicizie, amori, coraggio e scelte difficili, oltre che dai fattori esterni: come il progredire del virus, il freddo, la fame. Sono questi i temi principali di questa bella e avvincente saga, che mescola l’atmosfera cupa, distopica, post-apocalittica del Il signore delle mosche di William Golding, citato nel romanzo, con la malinconica innocenza de I ragazzi della via Pal di Ferenc Molnár, due libri che, sebbene in maniera diversa, raccontano un mondo fatto solo di ragazzi, un mondo dal quale, stranamente, la ferocia non è esclusa, anzi: diventa ancora più terribile, proprio perché a esserne protagonisti sono ragazzi giovanissimi.

Siamo, dunque, a Berlino, nel 1978: un virus di cui non si sa praticamente nulla ha ucciso gli adulti, la città è passata nelle mani dei ragazzi che, dopo il primo momento di terrore, si sono abituati alla nuova situazione, si sono divisi in bande e sopravvivono come possono. Quattro sono i gruppi in cui la città è divisa, ognuno corrispondente a un luogo della vecchia Berlino. Nel quartiere di Gropiusstadt, caratterizzato da palazzoni costruiti negli anni ’60 (il quartiere di Christiane F, se conoscete Noi, i ragazzi dello zoo di Berlino sapete di cosa parlo) ci sono Bernd, che ha 14 anni, Sven, che ne ha 19 (è uno dei ragazzi più longevi) e Jakob, 14 anni, uno dei principali protagonisti di questo primo volume.  Nella zona dell’Havel (il fiume che attraversa Berlino) ci sono Christa, 14 anni, Nora, 17 anni e Britta, 13 anni. Nel palazzo del Reichstag hanno trovato rifugio Verme, 8 anni, Claudia, Timo e Karl, tutti e tre quindicenni. Nella zona dello zoo ci sono invece Lupo e Castoro, entrambi 9 anni e, infine, nella zona dell’aeroporto di Tegel ci sono Gotz e Bartholomaus, entrambi 12 anni, Caspar, 16, Chloe, 18 e, infine, Wolfrun, 14 anni.

Prima ancora di conoscere i protagonisti, l’ambientazione riesce a trasmettere tutta la portata di ciò che è accaduto: immaginare, ad esempio, l’imponente palazzo del Reichstag, con tutto ciò che ha significato prima e dopo la caduta del muro, come un rifugio per un gruppo di ragazzini dà l’idea della rovina che si è abbattuta sul mondo. Niente regole, niente leggi, non esiste più un governo: i ragazzi sono liberi dall’oppressione degli adulti ma, allo stesso tempo, hanno dovuto ricreare, in miniatura, un mondo con le stesse regole, solo molto più feroci e primitive.

L’avventura inizia nel momento in cui al gruppo di Havel viene sottratto Theo, un bambino nato da una ragazza, la sorella di Nora, contagiata dal virus e morta poco dopo e, per questo, definito un “Nato dalla Morte”. Theo è prezioso per Nora, Christa e Britta perché rappresenta un legame col passato e una speranza per il futuro, l’innocenza del bambino è ancora pura, sebbene durerà ancora per poco; per i rapitori, che sono il gruppo di Tegel, capitanato da Wolfrun, ragazzina decisa quanto crudele, Theo è importante quasi per gli stessi motivi: hanno una bambina della sua età che si sente molto sola, vorrebbero darle una compagnia e Theo è l’unica coetaneo esistente.

Nora, Christa e Britta si vedono costrette, dunque, a chiedere aiuto ai ragazzi di Gropiusstadt, comandati da Sven, che è sempre più debole per colpa del virus. I due gruppi, contro ogni regola, si uniscono per riportare Theo “a casa” e dovranno dunque organizzare un’incursione a Tegel, nella casa del nemico: un’azione pericolosissima che metterà in pericolo le loro vite, soprattutto perché a Tegel si stanno organizzando la “Festa della Morte”, una serie di giochi in cui i ragazzi mettono alla prova il loro coraggio, lo sprezzo del pericolo e, perfino, la loro ferocia.

In poche pagine, gli autori riescono a descrivere perfettamente l’ambientazione e i protagonisti, a trasmetterci le paure, i desideri nascosti e il doloroso e nostalgico passato di ogni ragazzo, con uno sguardo particolare a quelli che, di più, hanno attirato la mia attenzione: Jakob e Christa. I flashback che riguardano questi due personaggi sono diversi, ci aiutano a capire cosa i due provano rispetto al loro passato, cosa hanno perso, come sono cresciuti, cosa speravano e come, dunque, si rapportano al presente: Jakob è più istintivo, generoso, aperto, Christa tende a chiudersi, è riflessiva, silenziosa. I due si conoscevano, prima del disastro, e così molti altri: la cosa davvero terribile è che alcuni erano amici, altri innamorati, poi il mondo è crollato e i rapporti sono cambiati, fino a diventare selvaggi.

È una storia che parla di morte, di perdite, di crudeltà, ma anche di fiducia, di amore, di coraggio, di solidarietà e lo fa con uno stile ricco, elegante, coinvolgente. Un romanzo che di certo piacerà a chi ha già apprezzato distopie young adult come Hunger Games o Divergent, per la parte che riguarda l’azione, ma soprattutto a chi ha amato storie di ragazzi come quelle scritte da Twain o Molnár, storie di giovani-adulti, spaventati e coraggiosi, capaci di profonde iniquità ma anche di immensi e luminosi gesti d’amore.

 

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